Sono oltre 800.000 i rifugiati rimasti ancora una volta senza una casa per colpa delle inondazioni. Lo denuncia Save the Children. Le province colpite maggiormente dalle ultime alluvioni, che hanno causato la morte di quasi 1600 persone, sono quelle dove vivono la maggior parte dei rifugiati del paese. Balochistan, Sindh e Khyber Pakhtunkhwa ospitano infatti oltre l’80% dei 1,3 milioni degli afghani rifugiati. Molti sono scappati dalla propria terra dopo che i talebani hanno ripreso il potere nell’agosto 2021. Quasi la metà, sottolinea Save the Children, sono bambini.

“Disastri come questo diventano ancora più letali quando colpiscono i più poveri e vulnerabili”, argomenta Khuram Gondal, direttore dell’organizzazione. La condizione dei rifugiati era già estremamente complessa, perché i campi dove erano ospitati offrono alloggi di fortuna: “Vivevano in piccole case fatte di fango che non potevano resistere a queste potenti inondazioni”. Le Nazioni Unite hanno disposto un piano di emergenza secondo cui la comunità internazionale deve garantire al Pakistan 160 milioni di dollari, per fare fronte ai danni causati dall’emergenza climatica. Solo il 37% dell’obiettivo è stato raggiunto: “È un completo fallimento morale”, taglia corto Gondal.

Cibo e assistenza medica sono i bisogni più urgenti per cui il governo pakistano ha lanciato un appello. L’aiuto arriva soprattutto dalle organizzazioni non governative: associazioni come Save the Children forniscono da oltre un anno acqua potabile e garantiscono l’istruzione ai più piccoli nei distretti di Balochistan e Chaman. “Quando siamo arrivati qui abbiamo dovuto chiedere prestiti per costruire una piccola casa”, spiega Mirwais, che viveva con la moglie e i due figli in un campo per rifugiati a Balochistan. Il quarantacinquenne prosegue: “Ora tutti gli sforzi che abbiamo fatto negli ultimi 11 mesi sono stati spazzati via dalle inondazioni”. Sono oltre 2 milioni le case distrutte dalle inondazioni e 7,6 milioni di persone sono rimaste senza casa: in queste condizioni, spiega l’organizzazione, è probabile che sia alle porte un’emergenza sanitaria.

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