Sono un uomo di mondo: ho fatto il militare a Cuneo, negli alpini. Era il 1976 e avevo 25 anni, chiamato alle armi subito dopo aver conseguito la laurea. In quell’anno ci furono le elezioni e il PCI andò vicino a vincerle. In caserma, durante lo spoglio, un soldato venne a dirci che nel circolo ufficiali stavano parlando di occupare stazioni radio, di spostare le truppe (noi) in posti strategici. Un carabiniere che conobbi anni dopo mi confermò che, in quei giorni, erano stati in allerta, pronti a entrare in azione.

In quegli anni i tentativi di colpo di Stato furono molti, ma nessuno arrivò a conclusione perché non si verificarono le condizioni: il PCI non vinse mai le elezioni, neppure nel 1976. Nelle poche ore in cui sembrava che potesse vincerle, con i miei compagni d’arme, discutemmo sul da farsi. Abbiamo giurato fedeltà allo Stato, se i nostri comandanti ci chiedono di sovvertire l’esito elettorale si macchiano di alto tradimento. Dobbiamo far fede al giuramento. Le armi le abbiamo noi. Se un ufficiale ci ordina di agire contro lo Stato va passato per le armi. Eravamo pronti.

La cosa non andò in porto perché, per fortuna, il PCI non vinse le elezioni. Altrimenti ci sarebbe stata la guerra civile, e l’Italia sarebbe stata come il Cile, la Grecia, l’Ungheria, la Polonia, la Cecoslovacchia. Chi era in un blocco non poteva uscirne. Punto e basta. Infatti si parlava di sovranità limitata.

L’articolo 52 della Costituzione dice che il servizio militare è obbligatorio, ma nel 2005 l’obbligo è stato abolito e, da allora, solo i volontari hanno accesso ad un’istruzione militare. Di solito chi sceglieva di “firmare” e restare nelle forze armate era di destra, e lo erano gli alti gradi. Ma con la leva obbligatoria anche chi la pensava diversamente veniva addestrato ad usare un’arma. Ho l’impressione che la possibilità che quell’arma fosse usata per resistere a svolte antidemocratiche sia stata percepita. Meglio non rischiare, meglio fare in modo che l’esercito resti in mano a persone di destra, fidate.

Ora la destra chiede la reintroduzione del servizio militare obbligatorio. Non mi capita spesso di essere d’accordo con loro, ma in questo caso lo sono, anche se forse per motivi differenti.

Premessa: gli eserciti non dovrebbero esistere. Finché ci sono, però, penso che non dovrebbero essere costituti solo da simpatizzanti di destra. E lo stesso vale per Polizia, Carabinieri, Guardie di Finanza e ogni altra forza armata.

Un tempo, se ricordo bene, non si poteva accedere a certi Corpi se si era iscritti al Partito Comunista o se c’erano iscritti al PCI nella cerchia familiare. Dopo la caduta del fascismo le gerarchie militari e burocratiche restarono in mano alle persone scelte dal regime mussoliniano. Chi era di sinistra veniva escluso a priori e, comunque, la cultura di sinistra riteneva disdicevole anche solo pensare di entrare in certi corpi dello Stato.

Mi piacerebbe immensamente se l’antifascismo perdesse attualità: significherebbe che non ce n’è più bisogno, che abbiamo superato quella fase “culturale” (le virgolette sono d’obbligo), ma non l’abbiamo superata.

Non mi piace pensare a un esercito di simpatizzanti di estrema destra armati di tutto punto, e addestrati, contrapposto a masse inermi che non la pensano come loro. La democrazia si compie quando nei vari gangli della società sono rappresentate le diverse tendenze politiche e culturali.

E quindi sì, sono d’accordo con Salvini e penso che l’articolo 52 andrebbe rispettato.

Non mi piace quello che ho scritto, preferirei un mondo senza eserciti, senza armi. Con una forza pubblica che, come scritto sulle auto dei dipartimenti di polizia Usa, fosse dedicata a proteggere e servire.

Il movimento No Tap mi ha minacciato, anche con scritte sui muri. La Digos mi ha convocato e mi ha offerto protezione, senza che la chiedessi. Ho trovato persone competenti e affidabili. Non ho mai avuto alcun problema con le forze dell’ordine e quando li vedo per strada mi sento al sicuro. Se mi fermano per un controllo sono contento e li ringrazio. Resto comunque dell’idea che sarebbe bene “allargare” la composizione delle forze armate. Questo renderebbe più facile identificare e sanzionare le cosiddette “mele marce”.

Serbo un buon ricordo del servizio militare. L’ho fatto con lo spirito di Sutherland e Gould in Mash. Quando il maggiore entrava in mensa e chiedeva come era il rancio mi divertivo molto a gridare “signore, ottimo e abbondante, signore”, come i marines di Full Metal Jacket. E lui se ne andava contento. In effetti era una sbobba immangiabile.

Sorrido al pensiero di quel che gli avrei fatto se mi avesse dato certi ordini. Per il giuramento ci addestrammo a lungo per emettere un ruggito al posto di LO GIURO. Il maggiore era al settimo cielo. L’alternativa era L’HO DURO! Ma quello se lo aspettavano. Nelle marce, quando il caporale non guardava, facevamo come Stanlio e Ollio ne Gli allegri scozzesi. Al militare ho capito come funziona l’UCAS (Ufficio Complicazione Affari Semplici) con cui mi sono scontrato tutta la vita, e ho imparato alcune strategie per sabotarlo. Ho conosciuto il nonnismo, una squallida tradizione che può essere contrastata.

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