Niente paura. Il messaggio della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è chiaro ed è rivolto a tutti i cittadini dell’Unione europea. Mentre Vladimir Putin parla dall’Eastern Economic Forum di Vladivostok minacciando lo stop definitivo a gas e petrolio russo verso l’Ue in caso di tetto ai prezzi, oltre a ipotizzare anche un nuovo blocco delle esportazioni del grano ucraino verso il Vecchio Continente, la capa di Palazzo Berlaymont tira dritto sulla linea della fermezza nei confronti della Russia e annuncia nuovi provvedimenti nei confronti della Federazione, con la discussione al tetto del prezzo dell’energia di Mosca che è entrata nel vivo a Bruxelles. “Sono profondamente convinta che con l’unità e la determinazione prevarremo” sulla Russia che sta “manipolando attivamente” il mercato del gas, ha detto ricordando anche i progressi compiuti nel processo di differenziazione degli approvvigionamenti: “All’inizio della guerra il gas russo via gasdotto ammontava al 40% dell’import totale, oggi siamo al 9%“. E in vista dell’inverno invita alla calma: “Abbiamo aumentato la nostra preparazione e indebolito la presa della Russia sulle nostre forniture energetiche attraverso la riduzione della domanda che ha permesso di raggiungere l’82% dei nostri stoccaggi comuni. Grazie alla diversificazione, abbiamo aumentato le forniture di Gnl o gas via tubo da Stati Uniti, Norvegia, Algeria, Azerbaigian e altri Paesi”.

Proprio la Norvegia sta diventando uno dei fornitori di gas più importanti per l’intero continente, spiega: “Oslo fornisce ora più gas all’Ue che la Russia e questo grazie alla nostra politica di diversificazione, che include forniture anche dagli Usa, dal Qatar e dall’Algeria”. Ma i provvedimenti di Bruxelles, come detto, non si fermano qui: “Come quinta misura proporremo un price cap al gas russo. L’obiettivo è molto chiaro, dobbiamo tagliare i proventi alla Russia che Putin usa per finanziare la sua atroce guerra in Ucraina”. Secondo il Russia Fossil Tracker del Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea), degli oltre 186 miliardi di euro entrati nelle casse della Federazione dall’inizio della guerra grazie alle esportazioni di combustibili fossili ben più di 87 provengono dall’Unione europea, praticamente la metà. Una percentuale che la Commissione vuole ridurre drasticamente, così da mettere in difficoltà le finanze del Cremlino ed evitare di trasferire denaro utile a sostenere la campagna militare russa in Ucraina.

Per fare questo, però, oltre alla differenziazione, ha ricordato la presidente, è necessario apportare cambiamenti che limitino la domanda di energia nei 27 Stati membri, “un obiettivo obbligatorio per la riduzione del consumo di elettricità nelle ore di punta”. Per farlo è necessario mettere in campo “una serie di misure immediate che proteggeranno i consumatori e le imprese vulnerabili e li aiuteranno ad adattarsi. L’approvvigionamento energetico globale è scarso e ciò richiede una riduzione intelligente della domanda”.

Per il secondo giorno consecutivo sull’Unione arriva una ventata gelata dalla Turchia. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che l’Occidente sta portando avanti “una politica di provocazione” nei confronti della Russia e che non considera questo atteggiamento “giusto“. La Russia “non deve essere sottostimata“, ha aggiunto Erdogan, che tra l’altro parlava al fianco del presidente della Serbia Aleksandr Vucic in una conferenza stampa congiunta a Belgrado. Rispondendo ai giornalisti, Erdogan ha detto che la Turchia ha sempre portato avanti una “politica bilanciata” nei confronti di Russia e Ucraina, e che tale politica proseguirà: “Non voglio fare nomi, ma vi sono alcuni Paesi in Occidente il cui comportamento da noi non è ritenuto corretto. Tali Paesi portano avanti una politica basata sull’istigazione. Quando fate una politica di provocazione non potete ottenere risultati”. A suo dire non vi può essere un vincitore della guerra russo-ucraina, non ve ne sono, ma vi è solo un gran numero di sconfitti. “Non posso dire che a vincere è la Russia o l’Ucraina, ma finora abbiamo portato avanti determinate politiche, sperando che questa guerra si potesse concludere presto. Purtroppo vedo che ciò non è possibile”, ha concluso Erdogan.

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