Le liste di Clemente Mastella, Noi di centro-Europeisti, sono un piccolo caso. Mentre in alcune regioni infatti il simbolo è stato accettato, in altre, come la Sicilia, lo stesso simbolo non è stato ritenuto valido dalla Corte d’Appello. Dopo l’esclusione è intervenuta l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, candidata in diversi collegi (anche in quelli dai quali è stata poi esclusa) che in una conferenza ha ribadito di come sia assurdo che lo stesso simbolo è ritenuto valido solo per alcune regioni: “Le Corti d’Appello si sono espresse discrezionalmente nelle varie regioni, in alcune di esse hanno ritenuto che il partito fosse in possesso del requisito dell’esenzione della raccolta delle sottoscrizioni per la presentazione delle firme, mentre in altre hanno ricusato le liste per mancanza del requisito. Questa è una violazione dello spazio democratico e dell’indipendenza dei poteri”.

La decisione di escludere il simbolo in Sicilia fa sì che il candidato Ignazio Cutrò, testimone di giustizia e capolista in alcuni collegi siciliani, sia definitivamente fuori dalla corsa ancora prima di cominciare la campagna elettorale. In attesa di far crescere il suo partito, Nuovi Orizzonti, di cui è presidente, aveva accettato di approdare nel partito di Mastella per tentare di agguantare un posto alla Camera alle prossime elezioni, ma senza successo. Il presidente dell’associazione nazionale testimoni di giustizia e fautore della legge che assicura la distinzione con i collaboratori di giustizia, aveva inaugurato la sua candidatura proprio per dare voce alla classe di imprenditori che hanno denunciato gli estorsori dei quali si è fatto negli anni portavoce. Accusata la batosta dell’esclusione parla di disparità di giudizio: “Quanto accaduto è una vera e propria violazione dei diritti dei cittadini – sottolinea – Non sono mai restato in silenzio di fronte a nessuna ingiustizia, non posso farlo ora”. Neanche il ricorso presentato ha fatto in modo che la lista siciliana di Mastella tornasse in gioco, in una disparità di giudizio per la quale adesso i protagonisti della vicenda chiedono spiegazioni. Entrambi si appellano al presidente della Repubblica: “Chiediamo al Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, di farsi garante nella vicenda evitando che siano violati diritti fondamentali dei cittadini – scrivono – Nello stesso tempo ci rivolgiamo ai membri del Parlamento e ai Partiti rappresentati perché intervengano sul problema creatosi”. Intanto dal caso è nato un “Comitato per il diritto al voto” che si pone come obiettivo quello di dare “la certezza agli italiani di avere la possibilità di scegliere di essere rappresentati e di rappresentare”. La nuova associazione vede tra i fondatori, Lucia Pinsone, presidente di Vox Populi, oggi candidata alla Camera ed ex candidati che sono rimasti fuori dalle liste dopo l’esclusione dei loro simboli. Anche loro hanno lanciato un appello al presidente della Repubblica, ma a venti giorni dal voto qualunque novità al riguardo sarà rinviata alle prossime elezioni.

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