Arrivano le prime critiche di esperti e consumatori al Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas varato dal Ministero della Transizione ecologica. Il timore è che le nuove misure non basteranno a superare indenni l’inverno e che, anzi, su questa strada le bollette saranno sempre più care e l’energia a disposizione sempre meno. La disponibilità di gas negli stoccaggi non è sufficiente per garantire la sicurezza energetica, le forniture che ci arrivano da altri Paesi non bastano a rimpiazzare il gas russo, nel piano si parla principalmente di risparmi di energia e poco di misure strutturali. Il rischio per questo inverno, soprattutto se la Russia chiude totalmente i rubinetti, è il razionamento, e dunque la recessione. Il governo annuncia campagne per “sensibilizzare” e indurre le famiglie a tagliare i consumi in casa, necessità – sottolineano gli esperti – indiscutibile da tempo, ma tenendo comunque conto che i consumi domestici pesano in piccola parte sui consumi energetici totali del Paese. Non solo: i consumatori chiedono anche chiarezza sull’eventuale rischio di default di alcune aziende fornitrici.

Secondo Alessandro Marangoni, ceo di Althesys, “le misure contenute nel piano non risolvono il problema. Si gioca sulla buona volontà delle persone e si tratta di misure tampone. Piuttosto bisognerebbe spingere sulle rinnovabili, la diversificazione, la riqualificazione negli edifici”, dice l’esperto contattato da Ilfattoquotidiano.it. Marangoni ammette però che in questo momento di crisi è difficile pensare a misure strutturali nel lungo periodo e allora si pensa a “soluzioni immediate più facili e certamente non risolutive” che però “male non fanno” e in fin dei conti non “richiedono grandi sacrifici”: “Quando c’è la siccità si chiudono i rubinetti aperti nell’immediato, anche se certo non si risolve il problema della siccità”, dice Marangoni.

“II confine fra risparmio energetico e povertà energetica è grigio, in particolare in Italia, un paese che si sta impoverendo dalla crisi dal 2008, perché il suo Pil non cresce più”, scrive su La Stampa Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, centro di ricerca indipendente specializzato su energia e ambiente. Secondo Tabarelli, le ultime disposizioni del governo circa i risparmi negli edifici della pubblica amministrazione o nei condomini, nella migliore delle ipotesi, ci porteranno un risparmio non superiore a 3 miliardi di metri cubi su base annuale, contro le stime “ottimistiche” del governo cha parlano di 5,3 miliardi. Tabarelli snocciola poi qualche numero: “Noi ne prendevamo (di gas, ndr) 29 dalla Russia, 7-8 in più ce li darà l’Algeria, altri 6 arriveranno dai tre rigassificatori esistenti e dal Tap, mentre il maggior impiego di combustibili alternativi, soprattutto l’odiato carbone, ci darà altri 3 miliardi, più dei 2,1 stimati dal governo. Arriviamo a mala pena a 20 miliardi e ce ne mancano ancora 9”. Dunque – avverte l’esperto – per questo inverno il rischio è il razionamento, e da qui la recessione, soprattutto se la Russia dovesse chiudere del tutto i rubinetti.

Tabarelli poi commenta il tentativo di sensibilizzare le famiglie sulle misure che possono adottare a casa per vedere lievitare meno la bolletta e contribuire alla transizione energetica. Il Piano varato dal Ministero ha una lunga parte dedicata alle “misure comportamentali da promuovere attraverso campagne di sensibilizzazione degli utenti ai fini di un comportamento più virtuoso nei consumi”, che rilancia il vademecum con i consigli alle famiglie per risparmiare energia pubblicato recentemente dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, Enea. Oltre ai classici consigli di risparmio energetico, si arriva a parlare anche di riduzione della temperatura e della durata delle docce e abbassamento del fuoco per cucinare dopo l’ebollizione. “Stridono gli inviti a risparmiare energia che giungono da spot pubblicitari o da indicazioni della politica” e “pensare di affrontare la crisi spegnendo le luci a casa o nei parchi, oltre ad essere velleitario, è anche dannoso, perché distrae l’attenzione dalle vere urgenze”. Considerando quanto pesa l’illuminazione nelle case e quella pubblica sul totale consumi energetici del paese, il possibile calo dei consumi di gas non va oltre 0,2 miliardi metri cubi. “Questo calcolo dà una misura del solito distacco fra stereotipi dell’energia e realtà delle fabbriche e delle case”.

Contro il piano del governo sono scesi in campo anche i consumatori: “Il vero problema è la disponibilità di gas nel nostro paese – spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi, che continua: “Gli stoccaggi, che attualmente risultano fermi all’83%, e gli approvvigionamenti alternativi alla Russia non riescono a coprire i consumi stimati in Italia tra i 73 e i 76 miliardi di metri cubi all’anno. Mancano all’appello circa 15 miliardi di metri cubi di gas e il piano presentato consente di recuperare, peraltro in larga parte attraverso i risparmi sui consumi, solo la metà di quanto effettivamente serve a garantire una totale copertura”. I consumatori chiedono quindi al governo di “dire chiaramente quale è la reale situazione del nostro paese, quanta disponibilità di gas hanno oggi le imprese dell’energia e, alla luce dei prezzi astronomici attuali, quante aziende fornitrici rischiano il default e quali misure si intendano adottare sul fronte del disallineamento dei prezzi dell’energia”

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