“Per ridurre i rischi connessi a una potenziale interruzione totale dei flussi dalla Russia durante il prossimo inverno nonché rispondere alle richieste europee in termini di riduzione dei consumi per il periodo 2022-2023, è opportuno attuare sin da subito misure di contenimento dei consumi nazionali di gas“. E’ quanto si legge nell’atteso Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale del ministero della Transizione ecologica, che il titolare Roberto Cingolani non ha ancora presentato ufficialmente. Secondo il governo servirà “transitoriamente a mantenere adeguati standard di sicurezza e preservare le riserve disponibili, in attesa che siano pienamente operativi i nuovi canali di importazione di gas (compreso il Gnl)”. Questo perché l’intera architettura del piano si basa sull’ipotesi che il primo rigassificatore galleggiante, quello che si punta ad installare a Piombino, sia operativo entro i primi mesi del 2023, e il secondo entro il 2024. In caso contrario non c’è certezza che l’Italia sia in grado di affrontare l’inverno, come ha chiarito più volte Cingolani. Le misure di risparmio da mettere in campo di qui a marzo 2023, che devono andare di pari passo con la diversificazione delle forniture, comprendono la riduzione del riscaldamento in case, uffici e negozi e la “massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas” – leggi carbone e olio.

Riscaldamento acceso per due settimane in meno – “I limiti di esercizio degli impianti termici, rispetto a quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 4 del DPR n.74/2013, sono ridotti di 15 giorni per quanto attiene il periodo di accensione (posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio) e di 1 ora per quanto attiene la durata giornaliera di accensione”. Nello specifico, si riduce la temperatura di un grado a “17°C +/- 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili; 19°C +/- 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici“. Quindi di fatto il termostato potrà essere impostato tranquillamente a 21 gradi. Sono fatte salve le utenze sensibili come ospedali, case di ricovero eccetera. I controlli saranno “a campione su edifici pubblici, grandi locali commerciali, punti a maggiore consumo”, per il resto si punta su “una responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzato, monitorando a livello di reti di distribuzione gas cittadine la risposta degli utenti utilizzando i dati orari di prelievo ai punti di connessione tra le reti di distribuzione cittadine e i punti di riconsegna della rete di trasporto SNAM, che sono costantemente monitorati”.

In totale 8,2 miliardi di risparmi – – L’insieme del contributo atteso dalle misure adottate dal Mite insieme a quelle volontarie “porta ad una riduzione dei consumi coerente con il 15% del Regolamento Ue, pari quindi almeno a 8,2 miliardi di Smc di gas naturale“, si legge nel testo. Questo per quanto riguarda il risparmio su base volontaria. Nel caso in cui scatti lo stato di allerta europeo, che deve essere richiesto da almeno cinque Stati membri o votato a maggioranza in Consiglio, l’Italia potrebbe invece limitarsi a un 7% di riduzione dei consumi perché grazie all’alto tasso di riempimento degli stoccaggi ha ottenuto una deroga. Le stime sull’impatto di tutte le misure di contenimento sono di “circa 5,3 miliardi di Smc di gas, considerando la massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas (circa 2,1 miliardi di Smc di gas) e i risparmi connessi al contenimento del riscaldamento (circa 3,2 miliardi di Smc di gas), cui si aggiungono le misure comportamentali da promuovere attraverso campagne di sensibilizzazione degli utenti ai fini di un comportamento più virtuoso nei consumi”. Da queste ultime, che pure sono semplici consigli senza alcuna cogenza, ci si attende un risparmio di altri 2,7 miliardi di metri cubi.

Docce brevi e più fredde, abbassare il fuoco dopo l’ebollizione – Tra le “misure comportamentali a costo zero“, “implementabili attraverso una campagna di sensibilizzazione, con il supporto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di ENEA”, sono indicate “riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo, l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza, non lasciare in stand by tv, decoder, DVD, la riduzione delle ore di accensione delle lampadine. Da tali misure a costo zero può aversi un risparmio, da stime ENEA, fino a 2,7 Smc (non si considerano le misure per il raffrescamento, in quanto non si riferiscono al periodo di riduzione). Potranno inoltre essere implementate anche misure ad hoc per l’amministrazione pubblica”. Ulteriori risparmi “possono conseguirsi con misure comportamentali che richiedono investimenti anche piccoli da parte degli utenti, ad esempio con investimenti per la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti, sostituzione di climatizzatori con quelli più efficienti, installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas, installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda, sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led. Enea ha calcolato un risparmio di circa 1 miliardo di Smc. Tali misure ricadono già in buona parte in regime assistito (detrazioni fiscali, conto termico), ma richiedono un certo periodo di tempo per la determinazione degli effetti ai fini della riduzione della domanda. Si assume cautelativamente un impatto sul risparmio nel periodo considerato di 200 milioni di Smc, a fronte di un potenziale superiore a 1 miliardo di Smc”.

Per l’industria tutto da decidere – Per quanto riguarda l’industria, il governo si limita a ventilare altre misure di risparmio a carico dei “settori industriali, in particolare energivori“. Tutto da decidere: “Al riguardo è stato aperto un confronto con Confindustria per definire contenuti e modalità di attuazione, nonché è in corso, con la collaborazione di Snam e Confindustria, un rilevamento mediante questionari delle diverse imprese interessate, al fine di determinare il potenziale di riduzione dei consumi su base volontaria/incentivata e le categorie di imprese che hanno cicli produttivi non interrompibili senza preavviso. Saranno al contempo organizzate le misure già previste dal Piano di emergenza gas nazionale, quale l’interrompibilità volontaria dei prelievi di gas e il peak shaving con Gnl”, si legge nel Piano.

Centrali a carbone al massimo – La “massimizzazione della produzione a carbone e olio delle centrali esistenti regolarmente in servizio”, poi, “contribuirebbe per il periodo 1° agosto 2022 – 31 marzo 2023 a una riduzione di circa 1,8 miliardi di Smc“, si legge nel piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale. “Sotto l’ipotesi di massimizzazione del potenziale a partire dal mese di ottobre 2022, si eviterebbe il ricorso al consumo di gas per circa 290 milioni m3 di gas, mentre, iniziando dal mese di novembre 2022, sarebbe di poco superiore a 200 milioni m3 di gas (assumendo un rendimento di produzione termoelettrica del 56,4%, come nella analisi ENEA sui potenziali risparmi nel settore residenziale). Pertanto, da tale misura è stimato un contributo complessivo di risparmio di gas, nel periodo di riferimento, di 2,1 miliardi di m3 di gas naturale”.

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