A livello comunicativo probabilmente l’Italia degli ultimi anni sarebbe un caso di studio piuttosto noioso. Gli schemi infatti sono piuttosto ricorrenti: l’esplosione di un determinato argomento che diventa trend topic per un periodo più o meno breve, con tutto ciò che ne deriva tra manifestazioni d’intenti, promesse e quant’altro, e poi via via a scemare fino a finire nel dimenticatoio. Torniamo indietro al 24 marzo scorso ad esempio: l’Italia che perde contro la Macedonia e non si qualifica al Mondiale di calcio per la seconda volta consecutiva. Via coi giovani e i vivai in tutte le salse, dalle squadre B al blocco per gli stranieri alle idee più stravaganti per ridare smalto al movimento calcistico italico e tornare a produrre campioni. E via con le lodi alla “Giovane Italia” che il ct Mancini vara per la “Finalissima” contro l’Argentina e per la Nations League: con il pressoché sconosciuto Wilfried Gnonto da Verbania che diventa uomo del momento dopo le 4 gare giocate, con assist e gol. 18 anni, figlio di immigrati ivoriani e maturando al liceo scientifico sportivo, il giovane Gnonto diventa quasi il simbolo della nuova Italia o più che altro del disperato bisogno di trovarne una.

Reduce dal percorso nelle giovanili dell’Inter il buon Wilfried aveva preferito la Svizzera alla prospettiva di finire in C o in D per giocare, e nello Zurigo infatti Mancini lo aveva pescato convocandolo in nazionale. E giù, correlati al trend topic Gnonto, i moti di sdegno per un calcio che non crede nei suoi giovani facendoli finire ai margini del calcio piuttosto che conceder loro opportunità. Poi la Nations League è finita, i calciatori sono andati in vacanza, è caduto il Governo Draghi e il tema “giovani” è finito nel dimenticatoio, assieme a Gnonto. Wilfried è finito al Leeds, in Inghilterra, peraltro nelle ultime ore di mercato e non certo dopo un’asta: 4,5 milioni di euro l’hanno pagato, una cifra di certo non insormontabile per i pur poverissimi (rispetto alla Premier) club di Serie A. Si misurerà con la Premier Gnonto, mentre si sta misurando con la Ligue 1 Mattia Viti, acquistato per 15 milioni di euro dal Nizza, dove a 20 anni sta giocando titolare.

In Svizzera ci giocava pure Sebastiano Esposito, attaccante e altro prodotto del vivaio nerazzurro, finito al Basilea prima e ora all’Anderlecht in Belgio. E un altro giovane attaccante che ha lasciato l’Italia per l’estero è Lorenzo Lucca: dopo un’ottima stagione in B al Pisa è stato comprato dall’Ajax, di solito vetrina per giovani calciatori che finiscono poi nei club di Serie A. Altre cifre, ma sorte uguale per Gianluca Scamacca: forse il prodotto più promettente tra i giovani italiani che hanno giocato in Serie A, finito al West Ham per 40 milioni. Il Napoli invece ci ha provato: 35 milioni per Raspadori, sempre dal Sassuolo come Scamacca. Tanti soldi? Troppi? Troppo pochi? Si vedrà, intanto però con Raspadori in fase di ambientamento è il georgiano Kvaratskhelia, 21 enne, che sta facendo brillare la sua stella in terra partenopea. Esigenze di bilancio, offerte irrinunciabili, poco coraggio? Chissà. Intanto andrà valutato l’impatto di Gnonto in un campionato difficile come la Premier (quello di Scamacca per ora non è stato granché): poi si vedrà se quei 4,5 milioni saranno roba da far mangiare le mani ai club italiani e se Mancini potrà fregarsi le sue… o se toccherà provare a naturalizzare Kvaratskhelia, operazione già verbalmente piuttosto proibitiva.

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