Molte donne sul palco, anche se i leader sono due uomini. Molte battutine incrociate tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, ex amici e ora ex nemici e domani vai a capire. E molta, moltissima gente rimasta fuori dal Super Studio di via Tortona, a Milano, una di quelle che il sedicente Terzo Polo – che i sondaggi danno per la verità quinto o sesto – reputa una delle sue possibili roccaforti alle elezioni politiche del 25 settembre. Rimasta fuori e inferocita: per tanto così la Digos non ha richiesto l’intervento del reparto mobile per via della gente inferocita rimasta fuori nonostante l’apertura di un paio di sale aggiuntive con maxi-schermi. Alla fine, tra dentro e fuori, sono almeno 5mila – cifra stimata dal palco – quelli venuti a salutare l’inizio della campagna elettorale dell’unione Azione-Italia Viva, oggi cartello elettorale domani chissà. Il polo che si ritiene dell’elite, con tutto quello che vuol dire: Milano, da dove inizia la corsa elettorale dei due partitini libdem, è il “cuore di una borghesia illuminata che non deve aver paura di chiamarsi tale”, sostiene Calenda, perché in Italia “ci vuole una classe dirigente“. E per una classe dirigente servono comunque i voti.

Sul palco parlano le ministre Mara Carfagna, Mariastella Gelmini ed Elena Bonetti, la consigliera milanese Giulia Pastorella, l’assessora della giunta Sala Alessia Cappello, la parlamentare Lisa Noja. La quota rosa, insomma, abbonda. Renzi si limita nel tempo e nello spazio, sottolineando una volta di più dal palco di Milano che il leader di questa carovana è “Carlo”. Un atteggiamento inedito, quasi stupefacente: “La generosità non è eroismo, è la capacità di riconoscersi parte di una squadra. Per questo io per primo sono felice che a guidare questa partita sia Carlo e io al suo fianco avendo fatto un passo indietro. Non è eroismo il fatto di dare una mano. Un sacerdote a cui sono molto legato mi diceva, Dio c’è ma sei tu. Rilassati”. Bisogna solo stimare fino a quando durerà, fino a quale tornante l’ex premier tratterrà la sua iperattività.

Enrico Letta parla di voto utile? No, dice Renzi, “siamo noi l’unico voto utile perché l’Italia torni a crescere”. “Dobbiamo salvare il Paese – sostiene -: da una parte c’è una destra sovranista tra le peggiori in Europa, dall’altra una sinistra populista”. E soprattutto “nessuno è innocente” come dirà anche Gelmini: “A destra, a sinistra e nel M5s, c’è chi ha mandato a casa Draghi, mentre noi l’abbiamo sostenuto”, sottolinea il leader di Italia Viva. Torna sul voto utile anche Calenda, che dal palco parla per oltre mezz’ora: non si tratta di una replica al Pd, spiega, “è un dato di fatto, ci sono quattro coalizioni, non c’è fattualmente voto utile che non sia sul plurinominale, in particolare al Senato. Ed è lì che fermeremo la destra, ma non la fermeremo dicendo ‘fermiamo la destra’ ma dicendo agli italiani quello che vogliamo fare. È l’unico voto utile che c’è”.

Le parole del leader di Azione sono rivolte “a tutti quelli che si sono stancati della ‘politica contro’: non ci troverete contro nessuno”. E al segretario del Pd, accusato di non avere occhi da tigre ma strabici, dice: “Ricordati da che storia vieni, non è così schematica ‘Berlinguer-Almirante’. C’era qualcosa di mezzo in Italia ed è molto importante”. Quando serve il dorso della grande balena fa sempre capolino sopra il pelo dell’acqua.

Si parla anche del rapporto tra le “teste” del polo bicefalo. Calenda, a chi gli chiede se esclude attriti in futuro, replica: “Nella vita ho imparato a non escludere niente” – e d’altra parte continuano a girare i video in cui diceva che non si sarebbe mai alleato con Renzi, “l’ho detto 18 milioni di volte” – ma “non è importante quello che noi ci diciamo o come lavoriamo insieme, perché lo abbiamo fatto e anche bene. Quello che è importante è rappresentare la stessa area politica con coerenza: oggi siamo l’unica formazione politica che in Europa è all’interno dello stesso gruppo”.

Calenda è ottimista: “È indubbio che (il polo centrista, ndr) è una cosa che crescerà, prima e dopo delle elezioni e cambierà lo scenario politico italiano – assicura – Abbiamo iniziato a Roma al 5 per cento e abbiamo finito al 20 per cento” e “abbiamo superato nei sondaggi Forza Italia, vediamo di darci una mossa per arrivare dove dobbiamo arrivare”. I leader del nuovo movimento si definiscono né di destra né di sinistra ma, a differenza dei Cinque stelle, “noi sappiamo cosa siamo, molto più specificamente di destra o di sinistra: popolari, liberali e riformisti. Sono grandi culture politiche europee che si sono perdute. Quando Draghi parla di spirito repubblicano, questo è quello che noi crediamo sia necessario: il salario minimo a 9 euro, fare i rigassificatori, aiutare l’Ucraina e essere atlantisti e filo-europei, partecipare tra i grandi paesi europei a costruire l’Europa“.

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