CORTINA – “Un gioiellino… la pista da bob di Cortina sarà il gioiello delle Olimpiadi. Perché preoccuparsi se avrà un passivo di 400mila euro per i prossimi vent’anni? Non va vista come una perdita, ma come un investimento, in un progetto molto più ampio che porterà opere per centinaia di milioni di euro”. Il viceministro leghista Alessandro Morelli non è venuto nel paese ai piedi delle Tofane, affollato di villeggianti di fine agosto, per svelare ai cortinesi come sarà il controverso impianto da 85 milioni di euro che sorgerà al posto della gloriosa “Eugenio Monti”. È venuto soprattutto per elogiarne i pregi – anche se né lui, né gli altri relatori, ne illustrano le caratteristiche – e per dichiarare che se i tempi di realizzazione sono in ritardo di due anni è colpa del governo di Giuseppe Conte, che “si è dimenticato di costituire la società Infrastrutture Milano-Cortina, nata solo nel 2021 con il governo Draghi”.

Di fronte all’obiezione che un miliardo per le opere olimpiche venne stanziato già nell’autunno 2020 dall’esecutivo giallorosso, il viceministro ed ex direttore della Padania, risponde che il merito fu della minoranza: “I soldi non c’erano, fu la Lega a far inserire un emendamento nella legge di bilancio”. Insomma, è la pioggia di finanziamenti, arrivata a superare i 2 miliardi 200 milioni di euro, il piatto forte della presentazione delle opere pubbliche avvenuta nell’aula del consiglio comunale del centro ampezzano. Dopo il dibattito di due settimane fa organizzato in piazza dagli ambientalisti e dalle minoranze contrarie alla pista, i cortinesi si aspettavano di conoscere, in modo ufficiale, qualcosa di più su tempi, costi, cantieri, varianti progettuali, ettari di bosco da abbattere, mitigazioni ambientali, strade di accesso e sbancamenti. Se ne sono andati senza poter fare domande e senza sapere nulla più di quanto già non conoscessero, e che era stato anticipato da ilfattoquotidiano.it.

Di sicuro adesso i cittadini sanno qual è il vero obiettivo olimpico. “Dopo l’Expo 2015, Milano è cambiata. Le Olimpiadi sono una vetrina internazionale, sono stati drenati finanziamenti colossali che rimarranno a Cortina nei prossimi decenni”, ha detto Morelli. Il neo-sindaco Gianluca Lorenzi: “Questa è un’opportunità che passa una sola volta”. La vicepresidente della giunta regionale del Veneto, Elisa De Berti: “I Giochi non sono solo questo impianto, ma un’occasione di rinascita per Cortina e il Bellunese. Qualsiasi altra provincia italiana avrebbe fatto i salti mortali per avere questo evento, che porta risposte attese da decenni”. In concreto si tratta soprattutto dei 600 milioni di euro stanziati per la tangenziale di Cortina e di Longarone, oltre che di altri 200 milioni per la pista, il villaggio olimpico a Fiammes e un impianto di collegamento dal centro agli impianti sul versante delle Tofane.

I soldi però non bastano, le opere bisogna realizzarle. I cantieri per quattro rotatorie, da Tai a Cortina, importo di 120 milioni di euro, già finanziate e inserite nel piano della viabilità dei Mondiali di sci del 2021, un anno e mezzo dopo non sono ancora aperti. Con queste premesse, come si può affermare realisticamente che le due tangenziali si faranno per il 2026? Morelli, sibillino: “Non è detto che non si facciano… comunque il percorso è tracciato, non si fermerà neanche con il prossimo governo. I finanziamenti ci sono”. De Berti svela un retroscena. “Dopo l’assegnazione di Milano-Cortina sono andata all’Anas e ho detto: ‘Adesso i soldi per le varianti di Cortina e Longarone ce li darete’. Mi hanno risposto: ‘Non li vedrà mai’. Infatti se non le realizzeremo con le Olimpiadi, non le faremo più”.

È la stessa storia che ha accompagnato i grandi eventi, a cominciare dai campionati mondiali di calcio di Italia ‘90, un monumento allo spreco e alle spese incontrollate. Eppure a Cortina la Sovrintendenza è intenzionata ad apporre un vincolo culturale sulla vecchia pista, sparirà un parco giochi (atteso da 10 anni, costato più di un milione di euro e inaugurato un anno fa), idem per un parco-avventure privato, si abbatterà una bella fetta di bosco… La risposta tradisce una concezione da eventi bellici, che hanno sempre qualche effetto collaterale indesiderato. Il sindaco Lorenzi: “Quando si ristruttura una casa per renderla migliore, qualche muro si può abbattere. Ma guardiamo al risultato: un nuovo impianto di collegamento con le piste, un parcheggio in centro da 870 posti auto, una nuova viabilità…”. Il viceministro Morelli: “Se anche il parco non ci fosse più, cos’è di fronte agli investimenti per 600 milioni sulle strade?”. Insomma, i bambini possono attendere.

Il commissario straordinario Luigi Valerio Sant’Andrea in conclusione ha ammesso: “Il nostro grande nemico è il tempo. Se la Regione Veneto non avesse già preparato il progetto di fattibilità tecnico-economica, i tempi per fare la pista da bob non ci sarebbero stati”. E annuncia: “I cantieri saranno aperti a giugno 2023”. Per completare i lavori entro dicembre 2024, limite massimo per consentire i collaudi, avranno 18 mesi, con le incognite di un inverno in mezzo. Nel masterplan che vinse la candidatura, l’avvio era previsto a giugno 2021 e la durata dei lavori era indicata in 40 mesi. Adesso si è drammaticamente ridotta a meno della metà.

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