Dopo il primo “miracolo” con lo sviluppo a tempo di record di vaccini che hanno arginato l’epidemia più violenta della storia recente (nel 2021 nel mondo quasi 20 milioni di vite sono state salvate secondo un recente studio pubblicato su The Lancet), la nuova frontiera per avere la meglio su Sars Cov 2 e le sue sempre più efficienti e pericolose varianti sono i vaccini nasali. Solo così, secondo molti autorevoli ricercatori, si potrà ottenere l’effetto sterilizzante, bloccare il contagio e ottenere quindi una migliore prevenzione della malattia Covid-19. Come viene segnalato in un articolo su Science firmato dagli scienziati Usa Eric Topol (Scripps Research) e Akiko Iwasaki (Yale) al momento sono almeno dodici i vaccini nasali in fase di sviluppo clinico e quattro hanno raggiunto studi randomizzati di fase III, controllati quindi con placebo. Tre sono a vettore virale, un quarto è un vaccino a subunità proteica e c’è anche in fase 1, il vaccino AstraZeneca. A questa lista vanno aggiunti anche lo studio del team di Yale, coordinato dalla professoressa Iwasaki, che a febbraio ha pubblicato i primi esiti dei loro test sui topi e quello recentissimo di un vaccino a base di batteriofagi.

Ma perché è così importante andare oltre quello che la comunità scientifica, a fronte di enormi investimenti e altrettanti guadagni per le case farmaceutiche, è riuscita a ottenere con uno sforzo senza precedenti? Il virus continua a mutare in modo molto efficiente e la ricalibrazione dei composti è naturalmente più lenta: l’altissima protezione garantita dai vaccini attuali riguarda morte e malattia grave, ma non il contagio. E prima Delta e poi Omicron hanno prodotto una quantità di infezioni superiore a quelle del ceppo originario. Per questo nei giorni scorsi in un editoriale il Washington Post parlava della “dolorosa necessità” di una nuova generazione di vaccini che blocchino il contagio.

L’immunità mucosale è ritenuta la chiave per raggiungere questo obiettivo e la nuova frontiera da attraversare. Sars Cov 2 continua a mutare e i vaccini ricalibrati su Omicron 1 dovranno fare i conti con Omicron 5 o con la mutazione che viene chiamata Centaurus e che – dopo essersi diffusa oltre il 23% in India – è sbarcata in Europa, Italia compresa. Ma quando i vaccini saranno pronti – benché sicuramente efficace scudo – saranno comunque un passo indietro rispetto al virus. E abbiamo visto come nel corso del tempo prima con Delta e poi con Omicron unico come la protezione si sia ridotta. Senza contare che anche chi è stato contagiato dalle prime versioni di Omicron si è infettato con quelle più recenti.

Ma perché nonostante i virus ci infettino passando per le superfici mucose la maggior parte dei vaccini viene somministrata con una puntura? La risposta la forniscono i due scienziati Usa Topol e Iwasaki ovvero che questi tipi di vaccini non sono mai stati particolarmente performanti. Questo però era valido per il passato perché come spiegano nell’articolo uno studio recente – pubblicato lo scorso 20 luglio su Science – firmato tra gli altri dagli scienziati del Koch Institute for Integrative Cancer Research del Massachusetts Institute of Technology sono state “suscitate risposte immunitarie a livello sia locale che distale della mucosa” utilizzando una modifica degli antigeni. Un altro lavoro, pubblicato sulla rivista, da parte degli scienziati di alcune università statunitensi (Ohio, Virginia), con una sperimentazione sui topi, ipotizza che la combinazione di vaccinazione con composti a Rna messaggero e immunizzazione con adenovirus-S della mucosa induca “forti risposte anticorpali neutralizzanti, non solo contro il virus ancestrale ma anche contro la variante Omicron”. La nuova sfida al coronavirus è già iniziata.

Lo studio su Science del Koch Institute

Lo studio su Science/2

Lo studio su Lancet

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