Beppe Grillo rompe il silenzio e lancia ufficialmente la campagna elettorale pentastellata in vista delle prossime elezioni. Con un video pubblicato sul suo blog archivia una crisi che è stata dolorosa anche e soprattutto per il Movimento 5 Stelle, ‘scagionando’ in parte Mario Draghi. E traccia una linea dalla quale ripartire. Con dei punti fissi che negli ultimi anni sono stati messi in discussione da un’ala pentastellata, quella che faceva capo a “Giggino a’ cartelletta Di Maio”: il vincolo dei due mandati “che deve diventare legge dello Stato”. Un meccanismo, quello dei due mandati, definito una “luce nelle tenebre” e simbolo dell’unicità del Movimento nel “vecchio” panorama politico italiano: “Ecco perché abbiamo tutti contro”. Non un semplice attacco a un Parlamento “che nessun italiano si merita, tantomeno Draghi”, ma anche un modo per risolvere quello che è il primo grande spartiacque in vista del voto: rinnovare o meno l’alleanza con il Pd. Questa ‘unicità’ richiesta dal fondatore non sembra lasciare spazio all’idea di una nuova partnership.

“L’Italia si merita tante cose e noi non siamo riusciti a farle: mi sento colpevole anche io – dice il fondatore pentastellato facendo quindi mea culpa – Ma abbiamo fatto qualcosa di straordinario: sono tutti contro di noi“. Poi parte con la controffensiva nei confronti delle altre forze politiche e la stampa che ha accusato Conte e il M5s di essere la causa della fine dell’esecutivo Draghi: “Siamo degli appestati. E quando tutti, compresi i bulli della stampa, sono contro di noi significa una sola cosa: vuol dire che abbiamo ragione“. È proprio questo il punto dal quale il Movimento, si evince dalle sue parole, deve ripartire per risorgere dopo la scissione con i fedeli a Di Maio: “Non fatevene un problema. Noi siamo antibiotico e se perdiamo questo perdiamo il baricentro in cui collocarci”. Parole che sembrano allontanare la possibilità di una nuova alleanza elettorale col Pd che, sostengono alcuni sondaggisti, potrebbe addirittura penalizzare entrambe le formazioni.

Ma oltre ai principi da seguire occorrono anche delle modifiche a una legge elettorale che in questo momento rende complicato governare: “L’Italia si merita una legge elettorale, proporzionale con lo sbarramento, si merita una legge sulla sfiducia costruttiva, si merita tante cose e noi non siamo riusciti a farle. Mi sento colpevole anche io. Ma abbiamo fatto qualcosa di straordinario, sono tutti contro di noi”.

Ma dal prossimo voto il garante si aspetta soprattutto un radicale cambiamento nella composizione del Parlamento, oggetto di un duro attacco da parte sua: “Ho guardato il Parlamento mentre Draghi parlava e non era Draghi che mi sconcertava, ma la visione di quel Parlamento lì. Una visione vecchia, di gente che è lì da 30 o 40 anni e in cui cominciavamo ad essere dentro anche noi, noi che siamo pure il gruppo più giovane. Questo Parlamento qui non se lo merita nessuno, figuriamoci Draghi. Non se lo merita neanche l’ultimo degli italiani”.

Uno dei cardini di questo nuovo inizio, spiega, deve essere il vecchio mantra dei due mandati inviso proprio al ministro degli Esteri: “Possiamo essere morti tra 15 giorni, non lo so. Ma so che questi nostri due mandati sono la luce nelle tenebre, sono l’interpretazione della politica in un nuovo modo, come un servizio civile. Sia io che Casaleggio quando abbiamo fatto queste regole non l’abbiamo fatto per ‘l’esperienza’, per andare avanti, ma perché ci vuole una interpretazione della politica in un nuovo modo. Noi siamo questi e la legge dei due mandati deve diventare una legge di Stato. L’Italia si merita una legge sui due mandati e sui cambi di casacca“. E il riferimento, se non fosse già abbastanza chiaro, è all’ex pupillo Luigi Di Maio: “Ci vuole una nuova interpretazione della politica e vi dico la verità: tutti questi sconvolgimenti, queste defezioni nel nostro Movimento, queste sparizioni sono provocate da questa legge (dei due mandati, ndr) che è innaturale, che è contro l’animo umano. C’è gente che fa questo lavoro, entra in politica per diventare poi una ‘cartelletta’. Giggino a’ cartelletta ora è di là che aspetta il momento di archiviarsi in qualche ministero della Nato. E ha chiamato decine e decine di cartellette che aspettano come lui di essere archiviate a loro volta in qualche ministero”. In chiusura, poi, una battuta che è anche una frecciatina al premier uscente Mario Draghi, fino ad ora quasi ignorato negli attacchi del fondatore pentastellato all’attuale classe politica: “Vi abbraccio tutti, vorrei un coraggio da trasmettervi, io ho un cuore che pulsa: altro che cuore dei banchieri, io c’ho un cuore da ragioniere”.

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