La Siria rompe le relazioni diplomatiche con l’Ucraina. Una fonte del ministero degli Esteri siriano citato dall’agenzia di stampa Sana, ha affermato che “la Repubblica araba siriana ha deciso di rompere le relazioni diplomatiche con l’Ucraina, conformemente al principio di reciprocità e in risposta alla decisione del governo ucraino”. Lo scorso 30 giugno, infatti, Kiev aveva preso lo stesso provvedimento contro Damasco, a seguito del riconoscimento da parte del governo di Assad di riconoscere le due Repubbliche separatiste filorusse di Lugansk e Donetsk. La notizia della rottura del canale diplomatico tra i due Paesi, però, non è una sorpresa. Già nel 2016, infatti, l’Ucraina aveva lasciato la sua ambasciata nella capitale siriana e nel 2018 e l’ambasciata siriana a Damasco aveva interrotto le sue attività in risposta all’ “atteggiamento ostile di Kiev”. Con questa mossa , dunque, Assad sottolinea il suo appoggio alla “operazione speciale” messa in campo da Putin in Ucraina, e rinsalda il rapporto di lunga data con Mosca, alla quale è legata mani e piedi da debiti di riconoscenza passati. E’ proprio grazie all’appoggio di Putin, infatti, se in piena guerra civile siriana, Bashar al Assad è riuscito a rimanere saldo al suo potere. Per non parlare del presunto coinvolgimento della Russia nell’attacco con armi chimiche da parte del governo di Damasco, contro i terroristi che ha causato centinaia di morti fra i civili, e che è stato oggetto di un’indagine da parte delle Nazioni Unite.

Un altro fronte diplomatico caldo è quello iraniano. E’ in corso la seconda giornata di incontri a Teheran fra Turchia e Russia, la prima visita del capo del Cremlino fuori dai territori di quelli che una volta erano gli stati satelliti dell’ex Unione Sovietica. Sul tavolo del negoziato, tra le questioni affrontate, c’è uno dei dossier più caldi: la crisi del grano. Secondo quanto trapelato, le parti sarebbero vicine ad un accordo sull’esportazione del grano ucraino con la formazione di corridoi di sicurezza attraverso i quali consentire il passaggio delle navi che trasportano le derrate alimentari. Sempre secondo voci di corridoio, lo stesso Putin ha parlato di “progressi”. Un incontro- quello fra Russia, Turchia e Iran- in cui, nelle scorse, si è discusso anche del conflitto siriano, e in cui Putin si è fatto da mediatore fra Damasco e Ankara in vista di una possibile invasione da parte dell’esercito di Erdogan della regione del Rojava, al confine con la Turchia. Secondo quanto riportato da Repubblica, infatti, Erdogan sarebbe pronto ad avviare l’operazione militare nella regione controllata dai curdi già il 25 luglio. Secondo quanto riferito da Mahmud Habib, portavoce del Comando settentrionale delle Forze democratiche siriane- coalizione di milizie curde e arabe guidate dal Pkk e sostenute dagli Stati Uniti-, la Russia ha garantito al Partito dei lavoratori curdi di opporsi a ogni progetto turco di lanciare un’offensiva militare nel nord della Siria. Mentre a Teheran si discute, in Ucraina la guerra continua. Secondo quanto riferito dal capo dell’amministrazione militare regionale Oleh Syniehubov via Telegram, le truppe russe hanno aperto il fuoco sul distretto di Saltivskyi a Kharkiv. Il bilancio è di tre civili morti, di cui un 13enne, mentre una persona è rimasta ferita.

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