Sono stato un critico feroce del Movimento Cinque Stelle ben prima che vincesse le elezioni e diventasse partito di governo. Gli contestavo sostanzialmente tre aspetti che poi si sono rivelati decisivi nel condurlo al tracollo attuale: 1) un’assenza di riferimenti teorici e ideali, necessari per arrivare a un programma politico (il “vaffa” e “l’onestà” non mi parevano fondamenti solidi, mentre “l’uno vale uno” rientra fra le utopie pericolose); 2) una totale assenza di selezione delle classi dirigenti sulla base della competenza e del merito (aspetto gravissimo, per un movimento nato con l’intenzione di combattere i privilegi della casta); 3) l’eccessiva identificazione con la Rete e con la galassia virtuale in genere (quantomeno curioso fondare sul virtuale un’iniziativa che dovrebbe modificare il reale).

Tre grandi limiti sostanziali che oggi mi portano a essere fra quelli che non si meravigliano del disastroso esito attuale. Tuttavia c’è un “però” rilevante almeno come quei tre grandi aspetti messi insieme. Lo avevo sottolineato già a suo tempo ma proprio oggi vale la pena ribadirlo con forza.

Questo “però” può essere spiegato così: malgrado i gravissimi errori, condotti con testarda ostinazione da coloro che hanno guidato il Movimento, non v’è dubbio che esso avesse clamorosamente raccolto un’ondata di indignazione ed esasperazione popolare che aveva ragioni sacrosante e le ha ancor di più oggi. Eh sì, oggi hanno gioco fin troppo facile i furbacchioni e gli squali della politica italiana a mettere sotto torchio e umiliare i dilettanti del Movimento, a imputargli tutti i mali della situazione attuale, fino ad attribuirgli il tentativo di spezzare “l’unità nazionale” e far cadere il governo Draghi. Anche i bambini sanno che quest’ultimo avrebbe comunque la maggioranza, quindi è indecente che lo stesso presidente del Consiglio si presti a questi giochetti di palazzo in un momento così terribile per milioni di famiglie italiane. Credo sinceramente – seppure con profondo rammarico – che in questa fase non vi sia nessuno meglio di Draghi in grado di tenere il paese a galla, in mezzo a un mare tempestoso. Non per culto della personalità, né per una fanatica genuflessione al banchiere prestato alla politica.

Piuttosto per la manifesta inadeguatezza di tutti i soggetti in campo, perlopiù privi di credibilità, competenze, visione politica. L’attuale presidente del Consiglio sa come muoversi e come portare a casa dei risultati, specie in un contesto internazionale governato dalle leggi della finanza. Tuttavia temo che lo stesso Draghi si stia prestando a un giochino rischioso: quello di aiutare gli altri politici a vendicarsi del Movimento Cinque Stelle, che li umiliò più o meno tutti riuscendo a intercettare un disagio popolare pericolosamente ignorato. L’operazione di distruzione del Movimento potrebbe anche riuscire – tanto più che esso ci mette molto del suo per autodistruggersi – ma ciò non eliminerà il disagio di una popolazione che vive in un paese col più alto tasso di disuguaglianza sociale, il costo della vita più proibitivo, le condizioni di lavoro più umilianti, con un sistema giudiziario in buona parte colluso e a difesa dei poteri costituiti.

È dal dopoguerra che non avevamo un numero così alto di persone in difficoltà economiche ed essere costretti a rivolgersi proprio al potere economico per governare il paese – perché quello politico non sa che pesci prendere – rappresenta uno dei fattori di maggiore pericolo per la stabilità delle istituzioni. Tutti coloro che pensano di cavarsela con questa pagliacciata estiva, eliminando il Movimento e riportando il Paese a essere governato come “prima” del terremoto pentastellato, coltivano un’illusione quanto mai pericolosa. Sarebbe assai più augurabile che – mentre Draghi tiene a galla la barchetta – i partiti politici si fornissero finalmente di statisti degni di questo nome, come anche di programmi realistici per la ricostruzione dell’Italia.

Quanto al Movimento Cinque Stelle, credo abbia una sola possibilità: richiamare Alessandro Di Battista, circondarlo di figure autorevoli e competenti, azzerare l’attuale dirigenza (sputtanata oltre i limiti del ridicolo) e ripresentarsi davanti al popolo scusandosi per il terribile errore commesso. Tutti coloro che, invece, volessero continuare con stupidi e pericolosi giochini di palazzo – mentre larga parte della popolazione fatica a fare il pieno di benzina, a pagare le bollette e a trovare un lavoro degnamente retribuito – porrebbero le condizioni perché l’esasperazione popolare trovi stavolta dei rappresentanti assai meno dilettanti…

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