Giornata convulsa a Palazzo Madama, tra attacchi incrociati e strappi decisi in Aula, nel giorno in cui il governo Draghi, pur ottenendo la fiducia con appena 95 sì, arriva di fatto al suo capolinea. Dagli attacchi di Matteo Renzi contro il M5s, il Pd e i moderati del centrodestra, passando per la scelta di Forza Italia e Lega di uscire fuori dall’Aula, contestata dalla ministra azzurra Maria Stella Gelmini (che ha deciso di lasciare in polemica il partito di Berlusconi), visibilmente irritata durante le dichiarazioni di voto. Fino alla decisione del M5s di astenersi, annunciata dalla capogruppo Mariolina Castellone: “Togliamo il disturbo, continueremo a batterci in Parlamento, non partecipiamo al voto di questa risoluzione”, ha attaccato, con il presidente del Consiglio scuro in volto. Stessa espressione del ministro per i rapporti con il Parlamento, il pentastellato Federico d’Incà, che si era schierato nei giorni scorsi per non uscire dall’esecutivo. Non sono tornati tra i banchi dell’esecutivo, invece, i ministri Patuanelli e Dadone. Non è mancato il disappunto di chi, all’interno delle forze di maggioranza, si era schierato per proseguire l’esperienza. Né sono mancati durante le dichiarazioni di voto i conciliaboli in Aula, compresi quelli tra il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e Matteo Renzi, mentre era evidente tra i banchi del Pd il gelo all’annuncio dei capigruppo di centrodestra e soprattutto del M5s di non voler rinnovare la fiducia.

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