La pistola puntata contro l’altro occupante dell’automobile, il giocatore del Milan Tiémoué Bakayoko con le mani sulla volante mentre l’agente lo perquisisce e un terzo poliziotto che, accertata l’identità, con ogni probabilità comunica al collega che quell’uomo fermato non è il ricercato ma un famoso calciatore. Il video del fermo del centrocampista francese di origini ivoriane ha costretto la questura di Milano a specificare il contesto all’interno del quale è maturato il controllo, ripreso da un uomo che si trovava alle spalle del Suv di Bakayoko bloccato da una volante.

Le immagini – diventate virali lunedì – sono state registrate lo scorso 3 luglio, vicino a piazza Gae Aulenti, a due passi dal palazzo della Regione Lombardia. Il fermo è avvenuto di prima mattina, attorno alle 6, e – spiega la questura – è stato effettuato “in un contesto operativo” che “giustificava l’adozione delle più elevate misure di sicurezza, anche in funzione di autotutela” e “si è svolto con modalità assolutamente coerenti rispetto al tipo di allarme in atto”.

In sostanza, poche ore prima, in zona corso Como si era fronteggiati due gruppi ed erano stati esplosi alcuni colpi di pistola ad aria compressa. Nello scontro, una persona era rimasta ferita, tanto da essere trasportata in ospedale in codice giallo. Quando le volanti sono intervenute, i due gruppi si erano ormai dileguati ed è quindi inizia la caccia all’uomo. Tra le persone segnalate – a quanto si apprende – c’era anche una persona che indossava un cappello e viaggiava a bordo di un Suv. Da qui potrebbero essere nati lo scambio di persona e le modalità operative degli occupanti della volante, che potenzialmente avrebbe potuto trovarsi di fronte un uomo armato.

“Identificata la persona e chiarita la sua estraneità ai fatti per cui si procedeva il servizio è ripreso regolarmente, senza alcun tipo di rilievo da parte dell’interessato”, dice la questura. Di tutt’altro tenore le reazioni sui social e anche Amnesty Italia commenta le immagini del fermo di Bakayoko sottolineando che “fanno pensare a una profilazione etnica” o, in altri termini, a una “pratica discriminatoria” che “su una persona non famosa avrebbe potuto avere conseguenze gravi”. Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco Beppe Sala: “Ho visto il video – ha detto – ma non ho parlato con il questore quindi non saprei commentarlo e non vorrei dire cose improprie. Sentirò il questore”.

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