di Roberta Ravello

Benché il movimento LGBTQ+ e il femminismo, o i diritti delle donne, non coincidano, spesso sposano le stesse battaglie per fare affidamento reciproco di mutuo aiuto. Per questo segnalo insieme due importanti vittorie di questi ultimi giorni.

1) La Corte di Cassazione il 29 aprile scorso aveva annullato la sentenza di secondo grado che assolveva il Senatore Simone Pillon dalla diffamazione ai danni dell’associazione Omphalos LGBTI. Il Senatore era stato condannato in primo grado a 1.500€ di multa e ad una provvisionale di 30.000€ di risarcimento ai danni all’associazione. Il giudice aveva infatti ritenuto diffamatorie e non corrispondenti al vero le dichiarazioni e i racconti che l’Avvocato Pillon faceva in giro per l’Italia sostenendo che l’associazione “adescasse minorenni” o che “istigasse ai rapporti omosessuali”.

La Corte di Appello di Perugia aveva però ribaltato il giudizio assolvendo il Senatore con una sentenza sul diritto di critica politica. In data 4 luglio sono arrivate le motivazioni della Cassazione che attestano sia giusto limitare la libertà di espressione quando questa si traduce in istigazione alla discriminazione a danno di alcuni gruppi. La sentenza 25759 ha disposto un appello bis nei confronti del senatore.

Per i giudici di Cassazione né le associazioni né le famiglie arcobaleno possono rientrare nella critica politica legittima. Quest’ultima poteva essere rivolta al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, ma bersaglio di epiteti denigratori non poteva essere l’associazione Omphalos, a cui Pillon attribuiva la diffusione di materiale istigatorio all’omosessualità. Secondo il Tribunale, Pillon aveva “diffuso notizie non corrispondenti al vero sull’attività di informazione e di prevenzione delle malattie veneree svolte dall’associazione, attribuendole iniziative e messaggi distorti rispetto al loro effettivo contenuto”.

2) E’ del 7 luglio la notizia che l’aborto è tra i diritti fondamentali dell’Unione europea. E’ stata approvata la mozione proposta da alcuni membri del gruppo di Alleanza progressista (S&D), di Renew Europe, di Verdi/Alleanza libera Europa (V/ALE) e di The Left. Discussa durante la Plenaria, la risoluzione ha prima condannato la recente decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti (che ha ribaltato la sentenza che garantiva a livello federale il diritto all’aborto) definendola una “regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale”. L’Eurocamera ha poi votato la proposta di inserimento dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue: approvata con 324 voti favorevoli. I contrari erano 115 in tutto, oltre a 38 astenuti.

Tra i voti contrari quelli dei gruppi Conservatori e riformisti (Ecr), Identità e democrazia (Id), e alcuni indipendenti. Tra questi, anche i politici italiani. Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro, mentre Forza Italia si è divisa.

Con la mozione approvata, gli eurodeputati affermano quindi la necessità di presentare al Consiglio europeo una proposta per la modifica dell’articolo 7 della Carta: perché ogni individuo “ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare”, e “ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale”. Ora il Consiglio dovrà riunirsi per convocare una Convenzione per la revisione dei trattati.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’Eurocamera ha lanciato un appello al Congresso Usa perché approvi un progetto di legge che tuteli l’aborto a livello federale. L’Europarlamento si impegna anche a sostenere il processo di depenalizzazione dell’aborto, esortando i Paesi membri a garantire l’accesso a servizi sicuri, legali e gratuiti.

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