È iniziata una nuova era per l’atletica italiana. E dopo i trionfi alle Olimpiadi di Tokyo 2021 di Gianmarco Tamberi, e quelli ancora più inimmaginabili di Marcell Jacobs e della 4×100, all’orizzonte potrebbe esserci un’altra stella, pronta a brillare in maniera persino più luminosa: si chiama Mattia Furlani, ha 17 anni, e agli Europei Under18 di Gerusalemme ha appena vinto l’oro. Non una, ma due volte: nel salto in alto, che è sempre stata la sua specialità, ma pure nel salto in lungo, dove aveva alle spalle una manciata di gare ufficiali. Praticamente un fenomeno. Classe 2005, originario di Marino (provincia di Roma), Furlani si allena a Rieti, uno dei centri nazionali dell’atletica leggera, ed è figlio d’arte: suo padre Marcello è stato altista di buon livello negli anni Ottanta (ha 2,27m come miglior prestazione), sua madre Kathy Seck, sprinter di origini senegalesi. Dal primo ha preso la dote del salto, dalla seconda una velocità innata che rappresenta forse la sua caratteristica migliore, la tecnica è ancora da affinare ma non potrebbe essere diversamente a quell’età. Da poche settimane è entrato nel gruppo sportivo militare delle Fiamme Oro (Polizia di Stato, lo stesso di Jacobs), a testimonianza di quanto sia già nell’orbita della nazionale azzurra. Di lui si parla un gran bene da tempo, ma nessuno probabilmente si aspettava quanto è successo in questi giorni a Gerusalemme.

Gli Europei under18 sono una competizione per certi versi minore (il gotha dell’atletica è a livello mondiale) e comunque giovanile. Una vittoria può lasciare il tempo che trova. Ma è cosa, e come ha vinto Furlani a impressionare. Salto in alto e in lungo sono due discipline solo apparentemente simili ma in realtà diversissime: nel primo ci vuole tecnica e agilità, nel secondo esplosività. Richiedono anche fisici differenti e infatti gli atleti multidisciplinari ad alto livello si contano sulle dita di una mano: ci sono stati di frequente ottimi lunghisti che erano anche sprinter (su tutti il mitico Carl Lewis, ma anche lo stesso Jacobs prima di diventare un campione nei 100 veniva dalla pedana), non altisti. Furlani invece passa da una specialità all’altra con una disinvoltura stupefacente. E fra i coetanei domina in entrambi.

La sua gara storicamente è sempre stata il salto in alto, dove è arrivato agli Europei con un ottimo personale di 2,16, tra i favoriti, e non ha tradito le attese. Prima, però, aveva conquistato l’oro nel lungo, dove alla vigilia non era nemmeno sicuro di partecipare, è stato spinto a farlo dagli ottimi risultati degli ultimi mesi. Ed è stato premiato: ha vinto con un clamoroso 8,04 metri, che, oltre a essere la miglior prestazione mondiale Under18 (e la seconda fra gli Under20), è per distacco il record italiano giovanile, migliorando di mezzo metro il precedente fissato da Andrew Howe, una misura discreta già tra i seniores. Oggi tutti vedono in Furlani proprio l’erede di Howe, uno che ha fatto la storia dell’atletica italiana pur fra mille rimpianti, e questo forse potrebbe anche fargli cambiare priorità, che lui aveva sempre indicato nell’alto, e adesso potrebbero spostarsi nel lungo. Probabilmente presto sarà anche costretto a scegliere su cosa concentrarsi, ma con un talento così non è nemmeno detto. C’è ancora tantissima strada da fare, ci sono vari precedenti di atleti fenomeni a livello giovanile che poi si sono persi da grande. Un paio di esempi: il britannico Moore, che vantava l’ultimo record europeo under18 nel 2001, non è mai riuscito ad imporsi da senior, ma il cubano Maykel Massò (che ha ancora il record del mondo a quota 8,26, stabilito nel 2016) l’anno scorso è stato bronzo alle Olimpiadi. A 18 anni da compiere, Furlani può ancora diventare tutto. Il suo talento è speciale, l’atletica italiana non vede l’ora di goderselo.

Twitter: @lVendemiale

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