Questa di Carditello è una storia triste ma a lieto fine. Considerato per decenni il simbolo del degrado e dell’abbandono nella Terra dei Fuochi e ora modello di rinascita e riscatto per l’intero territorio, il Real Sito di Carditello torna a splendere, grazie al progetto “I Luoghi del Cuore”, censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) in collaborazione con Intesa San Paolo. Fontane con obelisco “egizio” nel mezzo liberati di muffe, croste nere e funghi. Adesso è finalmente un bel vedere.

Con Carditello le reggie borboniche sono cinque: Palazzo Reale, Capodimonte, Portici e Caserta. Nessuna dinastia reale al mondo può vantare un simile patrimonio e fregiarsi del titolo di “Reale Delizia”. Oh yes, i reali d’Inghilterra hanno castelli non regge. Il Real Sito di Carditello – come precisa Michele Pontecorvo, vicepresidente Ferrarelle e presidente Fai Campania che gestisce una task force di metà di mille volontari – è gioiello dell’architettura settecentesca progettato dall’architetto Francesco Collecini, allievo prediletto del Vanvitelli. E lui ad accompagnarci alla visita delle scuderie reali dove proprio ieri è nato un piccolo puledro. Anche lui simbolo della rinascita del sito. Anche lui della pregiata razza Persano, voluta da re Carlo di Borbone che fece incrociare stalloni turchi ricevuti in dono da un sultano con giumente della Campania Felix. Una chiccha? Il cavallino rampante della Ferrari si ispira proprio al cavallo di razza persano. Erano altri tempi.

Poi nelle mani della Camorra la reggia fu depredata di tutto, gradini della monumentale scalinata, panche di marmo, mattonelle di cotto pregiato. E la Campania Felix ( come Plinio l’aveva ribattezzata) divenne terra dei fuochi in mano alla camorra, sotto ci seppellivano 70 chili di amianto e en plein air le piramidi di monnezza venivano compattate e diventano collinette. Il tutto avveniva sotto la poco accorta ( o forse troppo accorta verso altri interessi) amministrazione Bassolino.
Ci lasciamo alle spalle la real delizia, un ultimo saluto va alle colline di spazzatura alle quali fa da muta sentinella. Tutt’intorno coltivazioni di frutta e verdura ( si proprio lì dove era seppellito l’amianto) che finiscono sulle nostre tavole. C’è bisogno di aggiungere altro?

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