In questa tornata elettorale gli unici ad aver vinto sono i giovani e le liste civiche. Pochi l’hanno scritto. I leader dei partiti – con poca astuzia – hanno registrato questa novità ma l’hanno subito cacciata sotto il tappeto come la polvere. I commentatori da salotto sono troppo pieni di sé e presi dal celebrare la sconfitta dei “5Stelle” che non hanno avuto tempo di analizzare i dati.

Eppure basta poco a capire che per evitare il totale fallimento della democrazia grazie all’astensionismo, terminata l’epoca “grillina”, va data voce al civismo.

L’ho toccato con le mie mani nella mia città: Crema, 35mila abitanti, una sindaca (uscente), Stefania Bonaldi, all’avanguardia, che prima di “lasciare” la vita amministrativa della città, ha dato vita con altri “civici” a una lista composta con 18 giovani (la maggioranza donne) che provengono dal mondo del sociale, dell’imprenditoria, dell’economia, del settore della comunicazione.

“Cremalab”, l’hanno chiamata con quel “Lab” che sta per “laboratorio” ma anche per “Lavoro; ambiente e benessere sociale”. Capolista: Giorgio Cardile, 29 anni, impegnato da un decennio nel mondo dell’associazionismo e da sempre nello sport e nell’educazione dei più giovani. Questa squadra ha fatto una campagna elettorale (per il candidato sindaco del Centro Sinistra Fabio Bergamachi) originale nella comunicazione e nei temi. Hanno aperto la campagna con un incontro con padre Alex Zanotelli. E’ seguito Giovanni Moro poi una serata sull’Ucraina con Domenico Quirico e un collegamento online con un prete ucraino. Dal dire al fare: hanno raccolto fondi e beni alimentari per questo sacerdoti e una candidata (Benedetta Chiodo) si è fatta carico di farli arrivare a destinazione.

“Cremalab” ha fatto banchetti, certo ma con un nuovo stile: colorato, fresco, sorridente. Mai una polemica. Persino quando il candidato sindaco del centrodestra ha voluto farsi una foto con loro (chissà il perché?) nessun post “contro”. Hanno chiuso la campagna con un’iniziativa dedicata anche ai cani.

Risultato? Il capolista Cardile è stato il secondo più votato di tutte le liste: mister preferenze. Prima di lui solo miss preferenze: Cinzia Fontana, una vita in politica nelle file del Partito Democratico. E “Cremalab”? Ha sorpassato Forza Italia e i “5Stelle”: con 1500 euro circa di spesa elettorale e nessun nome di “peso” tra i candidati, ha battuto liste civiche di centrosinistra e centrodestra che avevano come fiore all’occhiello ex assessori, ex onorevoli. A Crema, in ogni caso, l’unione di tutte le civiche del centrosinistra supera il risultato del Pd.

D’altro canto basta vedere Lodi dove a vincere al primo turno è stato il 25enne Andrea Furegato. Stavolta un “dem” sostenuto da ben sei liste civiche che messe insieme superano il risultato del Pd di otto punti in percentuale. Nella città governata dalla Lega ha vinto un volto giovane e il civismo.

Il successo delle civiche è stato evidenziato da YouTrend: il civismo ha raggiunto rispettivamente il 22% in appoggio ai partiti del centrosinistra e il 20-21% a sostegno del centrodestra.

Non è vero quanto scrive Concita De Gregorio su La Stampa che i giovani non vanno a votare. Se i giovani non servono solo a volantinare e ad attaccare i manifesti; se ai giovani viene dato il giusto protagonismo anche in Italia (In Finlandia la premier ha 35 anni), i loro coetanei vanno alle urne perché si sentono rappresentati.

E’ vero, invece, che più nessuno crede ai Letta, ai Calenda, ai Renzi, ai Salvini, ai Berlusconi, non parliamo dei Fratoianni o tentativi vari di giovanilismo di estrema sinistra. Il tempo dei partiti è scaduto da tempo. Loro non l’hanno capito. Sono andati avanti. A “salvare” l’Italia dall’astensionismo c’erano i “5Stelle” che appena arrivati a Roma hanno (non tutti) respirato l’aria del potere (inteso come sostantivo e non verbo) e si sono trasformati in partito.

Ora è il tempo dei Cardile, dei Furegato, di chi non ha da fare i conti con le “mummie” del passato. Solo loro, solo il civismo potrà salvarci dalla deriva “meloniana” che ammalia tanti analfabeti della politica, i nostalgici e i persuasi che Giorgia (più astuta di altri, sicuramente) possa avere una visione del Paese innovatrice e profetica

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