Dalle leghe minori italiane alle qualificazioni per la Concacaf Nations League. C’é chi va ai Caraibi e non lo fa per turismo. É la suggestiva parabola di Antonio Natalucci, Gianluigi Sueva e Antonio Santurro, tutti convocati dalla nazionale della Repubblica Dominicana per l’ultima finestra di gare internazionali. Cose che possono capitare se hai il doppio passaporto grazie alle origini dei tuoi genitori.

Il primo de “los italianos” a ricevere la chiamata della selezione caraibica, nell’ottobre del 2020, é stato Natalucci. Il difensore del Monopoli, formatosi nelle giovanili della Lazio e con un passato tra Nardò, Triestina, Novara e Cavese, ha però esordito solamente qualche mese più tardi, in un’amichevole con la Serbia. “Il giorno del mio esordio lo ricordo con affetto e gioia, anche se scesi in campo con 38 di febbre. Tutto sommato, comunque, me la cavai discretamente bene”, ha raccontato a ilfattoqoutidiano.it.

Tornare nella terra d’origine dei propri avi, ripercorrendone le orme nella direzione opposta, é stata anche l’occasione per un ricongiungimento familiare da sempre desiderato. “A marzo ho ricevuto la mia prima convocazione ed ho provato una sensazione bellissima, in primis di grande orgoglio. In più, alla fine delle gare, ho avuto finalmente l’opportunità di conoscere per la prima volta i miei zii e tutti gli altri parenti che erano venuti a guardare la partita. É stato un momento emozionante che porterò sempre nel mio cuore”, ha ricordato Gianluigi Sueva, rapido e duttile attaccante, negli ultimi sei mesi in forza al Potenza, in Lega Pro.

La pensa così anche Antonio Santurro, l’ultimo arrivato nella colonia italo-dominicana. “Da piccolo andavo spesso in Repubblica Dominicana. Ho sempre avuto un bel rapporto con la cultura di questo Paese. Rappresentare la nazione dalla quale mia madre é partita alla ricerca di una vita migliore non può che essere per me un motivo di grande orgoglio”. Il portiere di proprietà dell’Udinese, con una lunga esperienza nelle minors tra i pali di Melfi, Savoia, Juve Stabia, Siracusa e Catania, ha ricevuto la prima convocazione a maggio, debuttando qualche giorno fa nella rocambolesca sconfitta casalinga (2-3) con la Guyana francese. Un incidente che probabilmente fa parte del percorso di crescita iniziato a marzo con l’arrivo al timone di Iñaki Bea. “Iñaki é un allenatore molto preparato, un grande professionista, molto attento ai dettagli. Ha una mentalità di stampo europeo”, spiega Natalucci.

Il commissario tecnico basco, con un passato da storico vice di José Luis Mendilibar, ha portato una ventata di entusiasmo e ambizioni ad una nazionale abituata a veleggiare oltre la 150esima posizione del ranking FIFA, che é uscita dall’anonimato calcistico soltanto nel 2010, quando ha rifilato 17 reti alle Isole Vergini Britanniche, facendo registrare la vittoria più larga della storia della Concacaf (la confederazione centro-americana e caraibica). I presupposti per cambiare la situazione, però, ci sono. O perlomeno Sueva sembra esserne fortemente convinto: “Per le qualità che abbiamo non meritiamo assolutamente quella posizione. Lavorando sodo riusciremo a risalire la china. Siamo un gruppo unito e giovane, con tanta voglia di crescere e lavorare. Uno dei nostri obiettivi é la qualificazione alla Gold Cup“.

Un traguardo che Bea vuole raggiungere senza speculare. Anzi, al contrario, proponendo un tipo di calcio proattivo, di possesso, come nella migliore tradizione spagnola: “Ci chiede sempre di giocare la palla e di non buttarla mai, anche se siamo sotto pressione”, aggiunge Sueva. Il percorso, comunque, é soltanto all’inizio. Se il sogno a lungo termine é la Copa Oro, la realtà è la Nations League. Ritornare nel campionato delle Nazioni della Concaf, al quale hanno già partecipato nel 2019-20 è la priorità assoluta per i “Quisqueyanos” (come sono soprannominati i giocatori della nazionale dominicana). Anche perché può essere il perfetto trampolino di lancio per la Gold Cup 2023. Nel frattempo “los italianos” avranno il tempo di imparare le parole di “Quisqueyanos valientes”, l’inno nazionale dominicano scritto da Emilio Prud’ Homme e musicato da José Rufino Reyes Siancas.

Uno “sforzo” che Natalucci non vede l’ora di fare: “Qui l’inno lo insegnano già a partire dall’asilo. Io sono cresciuto con l’inno italiano, ma non é un problema: studierò con piacere anche quello dominicano, sperando che la mia avventura con la nazionale possa continuare a lungo“.

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