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Ultimo aggiornamento: 11:42 del 1 Giugno 2022

Ascanio Celestini a La7: “Noi sappiamo cosa vuole Zelenzky, non quello che vogliono gli ucraini”. Botta e risposta con Serracchiani e Sorgi

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Botta e risposta a “Dimartedì” (La7) tra l’attore Ascanio Celestini e la deputata del Pd, Debora Serracchiani, alla quale si accoda successivamente l’editorialista della Stampa Marcello Sorgi.
Celestini, convinto pacifista, osserva: “Si sta giocando con la vita delle persone e con la completa distruzione dei paesi. L’altra mattina ho incontrato Alex Zanotelli, che è notoriamente un pacifista e un non violento. E lui mi ha detto che adesso siamo effettivamente fuori dai giochi, perché in realtà predomina un interesse mondiale: quello di chi produce e vende armi. Purtroppo l’Europa non è unita“.

Dissente Debora Serracchiani, che cita le sanzioni alla Russia e che aggiunge: “Qui stiamo facendo i conti coi corpi degli altri: gli ucraini non vogliono arrendersi“.
Celestini critica l’uso della parola “resistenza” da parte della parlamentare dem e osserva: “Noi sappiamo quello che vuole Zelenzky e quello che vogliono gli oligarchi, ma non quello che vogliono gli ucraini“.
Anche Sorgi esprime il suo disappunto: “Non è che c’è un pezzo di opinione pubblica che vuole la pace e un altro pezzo che vuole la guerra”.

“No, c’è un pezzo di opinione pubblica che non vuole mandare le armi“, replica Celestini.
“Non mandare le armi significa dire a Zelensky di arrendersi”, ribatte il giornalista.
“No, questa è una sua conclusione – ribadisce l’attore – La guerra non è una partita di calcio che finisce tirando una monetina. Invece di teorizzare sul modo in cui può finire questa guerra, pensiamo a come sono finite le guerre in Afghanistan, in Siria, in Iraq e in Libia. La finalità di queste guerre non è che vinca uno e che perda l’altro, ma è fari sì che tutte queste guerre non finiscano”.
Celestini chiosa: “Quello che sta facendo la Russia ora in Ucraina è assolutamente criminale e condannabile, ma è precisamente quello che aveva annunciato prima del conflitto. E non le stiamo permettendo di farlo”.

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