Sono passate più di 48 ore da quando l’europarlamentare siciliano, Dino Giarrusso, ha annunciato l’addio al Movimento 5 Stelle e al momento non c’è stata nessuna telefonata da parte di Giuseppe Conte, né un sms, né un whatsapp, zero comunicazioni tra il leader del M5S e l’ex Iena (come lui stesso ama ancora farsi connotare). Cosa è successo?

Intanto è il settimo europarlamentare grillino che lascia il M5S, senza contare la pletora di deputati e senatori che hanno abbandonato il movimento fondato da Beppe Grillo o che sono stati espulsi.

Al di là del chiaro ed evidente problema di rappresentatività della compagine parlamentare (non sarebbe il caso di fare primarie vere, anziché far decidere solo gli iscritti on line?), il M5s ha anche un problema di comunicazione interno: tra loro non si parlano? Non sono previsti dei momenti istituzionali in cui il leader parla con le varie rappresentanze locali e nazionali? Oltre a parlarsi di più tra di loro, aggiungo che dovrebbero parlare con coloro che nel 2018 li hanno votati in massa e oggi sono tornati a riempire le file dei delusi dalla politica e a confluire nel primo vero partito italiano “quello del non voto”.

Invito l’europarlamentare Dino Giarrusso, ex Iena, ora anche ex 5 Stelle, a passare un periodo di vacanze nella mia regione d’origine, precisamente in quel pezzetto di Basilicata che confina con la Calabria (che io chiamo sud-ovest), proprio lì dove il politologo americano Edward Banfield partorì negli anni 50 il suo famoso testo Le basi morali di una società arretrata, proprio lì dove alle elezioni politiche del 2018 un elettore su due ha votato e ha dato la fiducia al Movimento 5 Stelle.

Invito l’europarlamentare – ma anche voi che mi state leggendo – a visitare quei luoghi che per me restano incantati e bellissimi: vi potrete spostare tra il mare di Maratea e le montagne del Parco Nazionale del Pollino e poi il cibo che ve lo dico a fare… Io purtroppo come tanti altri miei conterranei non vivo più lì e voto a Milano dove ora risiedo.

Mi stupì quel voto del 2018 e lo interpretai come il segnale di un desiderio di riscatto. Finalmente avevano votato senza tenere conto di “favori ricevuti”, né di “favori promessi”, senza tenere conto delle clientele o delle indicazioni dei “portavoti”: ho percepito per la prima volta un gesto “disobbediente”, di ribellione a un sistema che non ha fatto progredire di un metro una delle zone più povere in Europa. La dimostrazione che anche tra i più rassegnati dei rassegnati c’era una speranza di cambiamento vero, ecco ora quell’ultima speranza è andata in fumo.

L’europarlamentare Giarrusso ha annunciato la nascita di un nuovo movimento politico “che parta proprio dal Sud come motore dell’Italia”. Questo vuol dire che ai cittadini meridionali toccherà ancora aspettare: l’exploit dei 5 Stelle non era venuto da un giorno all’altro, era stato costruito in 10 anni. Ormai è tardi, ci sono già nuovi e veri populisti pronti a cancellare anche quel poco fatto di buono dai 5 Stelle.

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