“Non ristau un filu d’erba, si dice in siciliano”. Carlo Lanza, strombolano, proprietario della nota pizzeria La Lampara, sintetizza così. E il giorno dopo il grande incendio che ha colpito l’isola di Stromboli non nasconde l’amarezza: “Per un vulcano lo accetti. Sai che la natura può minacciarti. Lo sappiamo da sempre. Ma per una fiction no, non è accettabile: oggi le meravigliose ginestre sul fianco del vulcano non ci sono più. Non ci sono più gli ulivi, non i capperi. Non è rimasto niente. Grazie alla Rai”. Un incendio partito dalla montagna, in prossimità di dove il set per una fiction della Rai (che declina ogni responsabilità, ndr) con Ambra Angiolini stava girando delle scene. Va ricordato che la Rai in queste ore sta precisando che la produzione era in capo alla 11 Marzo e l’azienda pubblica è coinvolta per la trasmissione della serie. Fatto sta che da quel set è partito tutto e si è propagato da una parte all’altra dell’isola: “Il vento ha girato prima da un lato, poi dall’altro. Bruciando tutto, dall’Osservatorio fino a Scari”, racconta invece Massimiliano Cincotta, proprietario del bar Ingrid, il più noto dell’isola.

Dall’Osservatorio, su in cima, dal lato di Piscità, proprio sotto le bocche del vulcano, fino a Scari, ovvero fino al lato opposto dell’abitato di Stromboli, dove attraccano navi e aliscafi: il fuoco si è propagato velocemente da una parte all’altra, bruciando tutto. Mentre il giorno dopo ancora serve l’intervento del canadair per domare altri focolai: “L’isola è stata salvata dagli strombolani”, racconta Alberto Taranto, che guida un minitaxi sull’isola. E spiega: “Eravamo divisi in una ventina di gruppi di 15 persone. Tutti hanno dato aiuto come potevano. E siamo riusciti a salvare le case”. Come? “Abbiamo bruciato i giardini noi contro vento e poi li abbiamo bagnati: così il fuoco quando arriva non può bruciare più niente”, spiega Cincotta. Un’esperienza che ha salvato tutti: “Siamo nati su un vulcano, per noi il fuoco è la normalità”.

Ma non quello che è successo mercoledì: “Vedere bambini scappare vomitando non è una bella scena e non ci sono soldi a sufficienza che la Rai possa dare per riparare un danno simile. Che avrebbe potuto esser molto peggio, se non fosse stato per noi: chi conosce l’isola sa quanto era bella la montagna, adesso è tutto nero”, continua Lanza. Molti degli abitanti di Scari si sono rifugiati all’hotel Ossidiana: “Da quel lato dell’Isola dove attraccano gli aliscafi non si poteva più restare in casa”, racconta ancora Taranto. Alcune case sono state lambite dal fuoco, soprattutto le travi sui tetti in alcune abitazioni sono andate a fuoco. È stato danneggiato il b&b Il Giardino dei segreti, vicino all’osservatorio vulcanologico, anche questo colpito. Ma “nessuna vittima” e le case “sono state salvate per il 95 per cento che è un ottimo risultato considerando che eravamo noi a proteggerle dal fuoco”, aggiunge Cincotta.

I canadair non possono operare di notte, e “solo i carabinieri sull’isola erano con noi per domare il fuoco, a loro va il nostro ringraziamento. A tutti gli altri che non c’erano purtroppo no”, punta il dito Lanza, neanche troppo velatamente contro i vigili del fuoco e la Forestale. E chiede: “Con lo scirocco non si appiccano fuochi neanche in un giardino, farlo in montagna è davvero da incosciente. E mi dispiace per loro (il set della fiction, ndr) ma hanno ucciso l’anima di un’isola, messo in ginocchio la sua economia: che faranno le guide quest’estate, da dove passeranno per portare i turisti su? E quelli che stanotte sono scappati spaventati? Neanche il vulcano aveva mai creato un danno di questa portata: c’è voluta la finzione tv”. Ma se il giorno dopo l’amarezza è incontenibile, lo è anche l’orgoglio: “Si può anche usare la parola eroi, non esito, perché è stato incredibile vedere con che coraggio si buttavano vicino alle fiamme. Per salvare tutto, la casa del vicino, la casa dell’amico, la casa del nemico. E non era una fiction”.

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