Nonostante il cambiamento climatico sempre più evidente, addirittura apprezzabile anno dopo anno, in tutta la penisola è un fiorire di progetti di ampliamento o di recupero di bacini sciistici. Nonostante il fatto che lo sci sarebbe morto più o meno dappertutto se l’uomo non si fosse casualmente inventato l’innevamento artificiale. E nonostante il fatto che, pur con l’innevamento artificiale, sarebbe comunque morto in molte località se non ci fossero stati sussidi pubblici. Basti pensare che in epoca pre-covid, nel 2017 in una regione come la Lombardia il sistema sci aveva accumulato in un solo inverno 350 milioni di debiti.

Eppure, nonostante il cambiamento climatico, nonostante la disaffezione di molti ex appassionati, si continua a pensare allo sci di pista come ad una panacea per la montagna, incapaci come sono i politici di pensare ad un tipo di economia diversa rispetto a quella che sta disastrando uomo e ambiente.

È quanto emerge dal dossier Nevediversa di Legambiente, uscito a marzo, ma di cui ho scientemente deciso di parlare solo ora, nel pieno di una ennesima alta pressione africana, che dimostra come i politici siano semplicemente stupidi. Così dallo studio emerge che sono 234 gli impianti dismessi censiti nel dossier, 54 in più rispetto all’edizione 2021. Centotrentacinque le strutture temporaneamente chiuse. Eppure, eppure, ecco che in Val d’Ossola si continua a parlare del mega progetto turistico che in un delirio di onnipotenza è definito “avvicinare le montagne”, così come in Val d’Aosta del collegamento Alagna-Zermatt.

Ma, guardando la cartina dell’associazione del Cigno, si vede che sono ben dodici le regioni – ovviamente di qualsiasi colore politico (propongo il grigio per tutte) – che prevedono mega ampliamenti di bacini sciistici, alla faccia di quella sostenibilità che dovrebbe essere il futuro della nostra penisola e non solo. E nel Centro-Sud la palma (parliamo pur sempre di cambiamento del clima) va a quella regione Marche, alle cui presunte bellezze fa da testimonial l’allenatore della nazionale di calcio.

Regione in cui dopo l’ampliamento delle piste del Monte Catria, ora si pensa di ampliare anche quelle di Sassotetto, comune di Sarnano, dove cadranno 44 milioni per “la costruzione di un nuovo impianto di risalita, nel potenziamento e ristrutturazione della seggiovia di FonteLardina, potenziamento dell’impianto di innevamento artificiale su tutto il comprensorio sciistico, ristrutturazione e potenziamento dello Snow Park, realizzazione di una pista per lo SnowTubes, realizzazione di due tapis roulants coperti, installazione di nuove protezioni per la sicurezza delle piste, riqualificazione dell’illuminazione delle piste ed infine la realizzazione di una pista di pattinaggio su ghiaccio.” E per l’estate: “una nuova pista da sci artificiale (in NevePlast), una nuova pista per gommoni gonfiabili a ciambella (estate-inverno), un percorso Alpine Coaster, un Adventure Park, una teleferica/volo d’angelo, piste ciclo-pedonali ed escursionistiche, una parete per l’arrampicata sportiva, un Safari Adventure, un Osservatorio astronomico, un parco con giochi gonfiabili per bambini e un’area sosta attrezzata dedicata ai camper.” Gommoni gonfiabili, voli d’angelo, neve finta, insomma, quanto di più confliggente con la conoscenza del territorio e dell’ambiente. La montagna come divertimentificio, non come luogo del silenzio e dello spirito.

Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere, come evidenzia Luca Rota nel suo blog a fronte del progetto di recupero di una stazione invernale fallita più volte nel Lariano. “In tema di montagna, sviluppo turistico e relativa gestione politico-economica, a volte (e con frequenza crescente) si leggono sugli organi d’informazione delle notizie talmente bizzarre e assurde che, di primo acchito, viene da dirsi “ma no, è uno scherzo o una bufala, questa!” E invece, no, purtroppo, caro Luca, è tutto vero, e tu lo sai.

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