Dall’arsenale della Russia spunta un’ulteriore arma. Raggi laser che inceneriscono gli obiettivi e oscurano i satelliti nello spazio sono stati schierati sul campo di battaglia contro l’Ucraina. Mosca ha annunciato di aver messo a disposizione delle sue truppe due armi sulla carta potenzialmente micidiali, capaci di contrastare satelliti e droni, dimostratisi altamente letali per le forze russe in questi mesi. Il sistema Peresvet, annunciato da Putin nel 2018 – battezzato col nome del leggendario monaco combattente russo – somiglia ad una sorta di telescopio-cannone, ed è montato su un camion-rimorchio corazzato. Il vicepremier Yury Borisov ha precisato che è in grado di accecare con il suo raggio un satellite in orbita “fino a 1.500 km” dalla Terra. Ben oltre dunque la quota di 900 km dei moderni satelliti spia conosciuti. Con i suoi kilowatt è in grado di inibire i sistemi ottici dei bersagli.

Borisov, come riporta l’Ansa, ha poi annunciato il dispiegamento sul campo di un altro sistema d’arma, Zadira, un laser “che può incenerire un bersaglio fino a 5 chilometri”, in particolare un drone. “Fa il suo lavoro in 5 secondi”, ha proseguito il responsabile, affermando che con Zadira Mosca potrà efficacemente risparmiare i ben più costosi missili Pantsyr e Tor. La Russia, ha garantito ancora Borisov, punta a sostituire i vecchi armamenti con i nuovi sistemi “entro un decennio”.

L’enfasi russa non ha smosso di un millimetro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Il fatto che la Russia stia usando armi laser indica il completo fallimento dell’invasione“, ha commentato, ironizzando pure sulle necessità di “risparmiare” di Mosca: “hanno lanciato oltre 2.000 missili contro l’Ucraina, che era la gran parte del loro arsenale. Ora hanno solo rimasugli“. Zelensky ha poi paragonato i raggi laser di Putin alla ‘wunderwaffe’, l’arma delle meraviglie che la propaganda nazista brandiva nel disperato tentativo di risollevare il morale nelle ultime ore del regime, quando la sconfitta era oramai certa.

Ma le armi da guerre stellari vengono testate sin dalla scoperta del laser negli anni ’60: il programma più celebre è il Progetto Excalibur americano, architrave del sistema di difesa orbitale annunciato in pompa magna da Ronald Reagan, concluso con un fallimento. Più recentemente, un sistema di arma laser – con le sembianze di un vero e proprio cannone delle ammiraglie di Star Wars – è stato testato con successo a bordo della Uss Portland: è capace di accecare o distruggere l’obiettivo, ma a breve distanza. Il mese scorso Israele ha invece annunciato Magen Or (Scudo di luce), laser di difesa che ha il grande vantaggio – hanno spiegato i responsabili – di costare poco più di 3 euro a colpo contro i 49 mila dell’Iron Dome, l’attuale sistema antimissile israeliano. Anche la Cina ha il suo arsenale: con un raggio invisibile sparato da un incrociatore ha oscurato un aereo di sorveglianza americano, nel 2020 a largo dell’isola di Guam. Pechino lavora dal 2014 anche a sistemi che avrebbero il potere di rifrangere i raggi o di assorbirli e neutralizzarli, moderni specchi di Archimede contro le guerre stellari.

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