C’è una prima denuncia per le molestie all’adunata degli alpini a Rimini. E le attiviste di Non una di meno hanno fatto sapere che non sarà l’ultima: “Stiamo incontrando gli avvocati e le persone che vogliono denunciare”. La prima a presentarsi dai carabinieri è stata una 26enne, accompagnata dall’avvocato e da un’amica che ha assistito alla scena: la ragazza, come riferito dall’agenzia Ansa, ha detto di essere stata circondata e aggredita da tre persone sabato pomeriggio in mezzo alla folla. La denuncia al momento è contro ignoti e si procede per molestie.

Sono state più di 150 le segnalazioni raccolte da Nudm dopo l’adunata dello scorso weekend. Molestie, palpeggiamenti, commenti inopportuni e insistenti: i fatti contestati sono decine e solo dopo che il caso è esploso in rete, anche le istituzioni hanno cominciato a esporsi. Ma non tutti per condannare in maniera univoca le violenze: la corsa, in molti casi, è a fare “i distinguo” e chiedere di “non generalizzare”. Il ministro Pd della Difesa Lorenzo Guerini ha parlato dopo due giorni e ha chiesto “nessuna tolleranza” per episodi che ha definito “gravissimi”. Ma non tutti, neanche dentro il suo partito, gli sono andati dietro. A creare molte polemiche sono state le frasi scelte ad esempio dalla Conferenza delle donne del Pd di Rimini che, nelle scorse ore, ha deciso di diffondere un comunicato che metteva sullo stesso livello la condanna delle molestie e la difesa del valore del corpo degli alpini. Frasi che automaticamente sono state interpretate come un discredito delle testimonianze raccolte: “Intendiamo, del pari, dissociarci”, si legge nel testo, “da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito”. Ma non solo. La nota continua facendo leva su una delle argomentazioni principali di chi non crede effettivamente che siano avvenute le violenze: “La cospicua presenza di Forze dell’Ordine, era a garanzia della tempestiva segnalazione, repressione e denuncia di eventuali episodi a connotazione antigiuridica”. Una tesi molto simile al surreale comunicato di giustificazione dell’Associazione nazionale alpini che addirittura se l’è presa con “infiltrati” con le penne tarocche.

Quindi la nota delle donne Pd di Rimini insiste perché siano fatte le denunce: “La responsabilità penale è individuale ed è imprescindibile che le vittime di eventuali violenze provvedano a esporre querela verso fatti che le abbiano viste coinvolte”. Perché “è l’unico strumento valido, vero ed efficace per ognuno di noi e, per noi, è un dovere civico, oltre che un diritto”. Il problema, come osservato in queste ore da Non una di meno e dalla maggior parte delle donne che hanno segnalato gli episodi, è riuscire a portare avanti denunce di questo tipo contro ignoti. Senza dimenticare che la maggior parte delle testimonianze parlano del fatto che le forze dell’ordine erano presenti e “non sono intervenute”. E la stessa vicepresidente dell’Emilia Romagna Elly Schlein insiste nel ripetere che è miope pretendere solo le denunce prima di parlare del tema: “In un Paese con una cultura patriarcale così profondamente radicata le segnalazioni vanno prese molto sul serio“, ha scritto su Facebook. “Non serve aspettare le denunce formali – che spesso non si fanno per paura, anche solo di non essere credute o prese sul serio – per intervenire sia a livello normativo che culturale”.

Le parole delle donne Pd romagnole sono state messe sotto accusa in rete e hanno costretto la presidente della Conferenza nazionale delle donne dem Cecilia Elia a intervenire per dire che “ciò che sta emergendo è grave e non può essere sottovalutato”. Subito dopo hanno parlato anche le deputate Pd che in una nota congiunta hanno chiesto l’intervento del ministero della Difesa: “Chiediamo quali azioni intenda intraprendere perché gli episodi gravissimi avvenuti a Rimini non si ripetano e quali iniziative intenda assumere per fare chiarezza e supportare le donne che sono state vittime delle molestie”. Intanto il sindaco Jamil Sadegholvaad insiste nel chiedere che non si generalizzi, dice che rivorrebbe un’altra adunata il prima possibile e definisce “inaccettabile” la presunta “criminalizzazione degli alpini”. Chi tace invece è il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: dal termine della manifestazione, dopo i comunicati trionfali sulla buona riuscita dell’evento, non ha più detto una parola.

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