L’Italia ha perso 17 posizioni nel World Press Freedom Index, l’indice che valuta lo stato di salute del giornalismo in 180 paesi. Nel 2021 il nostro Paese occupava la 41esima posizione, la stessa dell’anno precedente, quando aveva guadagnato due posizioni rispetto al 2019. In generale è dal 2016 che la condizione del giornalismo in Italia migliora: sei anni fa era 77esima. Da allora ha sempre migliorato la sua condizione fino a quest’anno. Nel 2022, infatti, per la prima volta lo stato di salute del giornalismo in Italia peggiora perdendo posizioni: addirittura 17 posti rispetto allo scorso anno, scendendo al 58esimo posto in graduatoria. Un netto peggioramento dovuto a molti fattori. Nel report, realizzato grazie a interviste rilasciate dai cronisti in forma anonima, la principale novità rispetto agli anni scorsi è legata all’autocensura. In Italia, infatti, “i giornalisti a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”. E questo nonostante “per la maggior parte, i giornalisti italiani godano di un clima di libertà”.

Il report sull’Italia – A incidere sul peggioramento della libertà di stampa anche “un certo grado di paralisi legislativa” che “sta frenando l’adozione di vari progetti di legge” che puntano a tutelare l’attività giornalistica. Nel dossier si parla della diffamazione che deve ancora essere “depenalizzata”e la pandemia che “ha reso più complesso e laborioso per i media nazionali accedere ai dati detenuti dallo stato”. E a proposito di pandemia, il World Press Freedom Index sottolinea che “a causa della crisi economica, i media nel loro complesso sono sempre più dipendenti dagli introiti pubblicitari e da eventuali sussidi statali, mentre anche la carta stampata sta affrontando un graduale calo delle vendite. Il risultato è una precarietà crescente che mina pericolosamente il giornalismo”. Proprio la “polarizzazione della società italiana durante la pandemia” ha contribuito a peggiorare le condizioni dei giornalisti, che “sono stati oggetto di aggressioni sia verbali che fisiche durante le proteste contro le misure adottate dalle autorità per combattere la pandemia”. L’unico dato positivo arriva dal Viminale che sottolinea come nel primo trimestre del 2022 siano stati registrati 44 atti intimidatori nei confronti di giornalisti, in calo rispetto ai 63 dello stesso periodo del 2021.

La situazione nel resto del mondo – Anche a livello generale il rapporto sottolinea gli effetti disastrosi del caos generato dall’infodemia: conseguenza – a quanto pare – di uno spazio informativo non regolamentato in cui proliferano fake news. Norvegia, Danimarca e Svezia – sul podio della classifica generale – rappresentano un modello virtuoso della libertà di espressione, mentre il gruppo dei dieci peggiori paesi al mondo include anche la Cina (175°), il Myanmar (176º), il Turkmenistan (177º), l’Iran (178º), l’Eritrea (179º) e la Corea del Nord (180º). Che l’informazione abbia un peso rilevante sull’equilibrio geopolitico internazionale, lo conferma il conflitto a cui assistiamo ormai da più di due mesi: l’invasione dell’Ucraina (106°) da parte della Russia (155°) alla fine di febbraio è stata preceduta da una guerra di propaganda. La Cina, uno dei regimi autocratici più repressivi del mondo, usa il suo arsenale legislativo per confinare la sua popolazione e tagliarla fuori dal resto del mondo, in particolare la popolazione di Hong Kong (148°), che è crollata nell’Indice. Il confronto tra “blocchi” sta crescendo, come si è visto tra l’India nazionalista di Narendra Modi (150°) e il Pakistan (157°). L’altro caso rappresentativo è il Medio Oriente: qui la mancanza di libertà di stampa continua ad avere un impatto sul conflitto tra Israele (86°), Palestina (170°) e gli Stati arabi.

Mattarella: “Termometro di democrazia nel Paese” – “La libertà di stampa, insieme alla libertà di essere informati, è il termometro della salute democratica di un Paese. Ce lo insegnano in questi giorni i drammatici avvenimenti della guerra in Ucraina. È compito della comunità internazionale ai vari livelli rendere effettivi questi diritti“. è il commento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa e Giornata della memoria dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. “Sono 24 i cronisti uccisi nel 2021 e quasi 500 gli imprigionati – ha ricordato Mattarella – un dato destinato a salire con la guerra di aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, attualmente in corso”. Il capo dello Stato ha concluso il suo intervento precisando che “su di essi intensa deve essere l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. Si tratta di un prezzo altissimo pagato da chi è chiamato a onorare con coerenza la professione: essere testimoni di verità, attraverso le parole, le immagini”. “In questa Giornata della Libertà di Stampa, #PreghiamoInsieme per i giornalisti che hanno pagato di persona, con la vita o con il carcere, per servire questo diritto. Un grazie speciale a quanti di loro, con coraggio, ci informano sulle piaghe dell’umanità”, ha scritto in un tweet Papa Bergoglio.

Metsola: “Parlamento Ue sostiene giornalismo” – La presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, in apertura della sessione odierna ha invece spiegato che “il Parlamento europeo ha sempre cercato di sostenere il giornalismo all’interno dell’Ue e oltre: la nostra posizione sarà sempre al fianco della verità e di chi cerca la verità. Non dovrebbero spendere tempo e denaro per combattere contro procedimenti penali che cercano di ostacolare il loro lavoro”. “Una forte democrazia ha bisogno di una stampa libera e forte – ha aggiunto Metsola – sono orgogliosa che questo Parlamento unisca i fatti alle parole”. La Giornata, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993 – su raccomandazione della Conferenza Generale dell’Unesco – si festeggia ogni anno il 3 maggio, l’anniversario della Dichiarazione di Windhoek, documento redatto nell’ambito di una tavola rotonda dell’Unesco, svoltasi in Namibia nel 1991, finalizzata a promuovere l’indipendenza e il pluralismo della stampa africana.

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