Il triplice attacco alle istituzioni della Transnistria rischia di provocare un nuovo allargamento del conflitto anche all’interno dell’enclave filo-russa in territorio moldavo. Dopo le granate sparate nella giornata di lunedì contro il ministero della Sicurezza della capitale Tiraspol, oggi ad essere colpiti sono stati il centro di trasmissione della radio russa e un’unità militare poco fuori dalla città, vicino al villaggio di Parkany. Le autorità locali hanno già dichiarato che, secondo i loro rilievi, si tratta di un “triplice attentato terroristico” e che quello al ministero “è stato opera di tre persone giunte dall’Ucraina“: i tre, spiegano, sono entrati nel territorio della repubblica filorussa “vicino all’insediamento di Novovladimirovka, 8 chilometri a nord di Tiraspol”, eludendo un posto di blocco. Ipotesi che potrebbe far scattare un nuovo pesante intervento russo per annettere anche l’autoproclamata repubblica indipendentista, allargando il conflitto. Lo sanno bene a Chisinau, tanto che la presidentessa della Moldavia, Maia Sandu, ha convocato il Consiglio di sicurezza nazionale per il timore che il conflitto in Ucraina possa estendersi al piccolo paese dell’Europa orientale.

Riguardo al secondo attentato nel giro di 24 ore, quello alla stazione radio, il servizio stampa del ministero dell’Interno della Transnistria ha comunicato che “le due antenne più potenti sono state distrutte. Entrambe erano usate per ritrasmettere la radio russa. Nessuno dei dipendenti della stazione radio o la gente del posto è stato ferito”. Dopo il terzo attacco, quello all’unità militare, le autorità dell’autoproclamato governo hanno quindi deciso di rafforzare le misure di sicurezza alzando l’allerta terrorismo al livello ‘rosso’ e di cancellare la parata del 9 maggio, importante ricorrenza durante la quale si celebra la vittoria sovietica nella Grande Guerra Patriottica contro i nazisti.

Immediata la reazione del Cremlino che “segue da vicino” la situazione esprimendo “preoccupazione” per gli ultimi sviluppi, come fa sapere il portavoce Dmitry Peskov. Nonostante ciò, dalla presidenza fanno sapere che non sono in programma contatti tra Vladimir Putin e la presidentessa Maia Sandu. “Apprensione” è stata manifestata anche dalla Commissione europea, con uno dei suoi portavoce che, nel corso del consueto briefing quotidiano con la stampa, ha precisato che le istituzioni di Bruxelles stanno “monitorando la situazione da vicino” e che questa risulta “particolarmente preoccupante nell’attuale situazione regionale ed è dannoso per la sicurezza e la stabilità della Moldavia. L’Ue rimane pienamente impegnata a facilitare una soluzione globale, pacifica e sostenibile del conflitto in Transnistria, basata sulla sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica di Moldova nei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, con uno status speciale per la regione. Incoraggiamo un dialogo continuo e costruttivo tra le parti al fine di creare ulteriore fiducia”.

La presidentessa Sandu ha convocato per oggi il Consiglio di sicurezza nazionale, dopodiché terrà una conferenza stampa. Ma i timori in patria riguardano anche la possibilità che il blocco filorusso possa usare questi episodi come un pretesto per un allargamento del conflitto anche al piccolo Paese. Lo ha esplicitato senza mezzi termini il segretario del Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldavia (Psrm), Vlad Batrincea, secondo cui dietro le esplosioni c’è un tentativo di trascinare il Paese in un conflitto armato. “Seguiamo con grande preoccupazione i crescenti tentativi di forze esterne di trascinare il nostro Paese in un conflitto armato – ha scritto su Facebook – Il Psrm ha ripetutamente sottolineato che la Moldavia deve mantenere lo status di neutralità sancito dalla nostra Costituzione e la leadership di Chisinau e l’intera classe politica devono escludere qualsiasi azione provocatoria che potrebbe avere conseguenze disastrose per il Paese”.

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