Ogni anno in Italia sono migliaia le persone che eseguono trattamenti di medicina e chirurgia estetica. I pazienti dovrebbero essere consapevoli che un intervento di chirurgia estetica ha gli stessi rischi di complicanze di qualsiasi altro intervento chirurgico, e necessita di essere eseguito da personale medico qualificato in strutture sanitarie autorizzate.

È di venerdì la notizia di Samantha Migliore, 35 anni, mamma di cinque figli e sposa da un mese, deceduta durante l’esecuzione di un ‘ritocco’ del proprio seno, forse non più bello come prima a causa delle gravidanze e allattamenti. La donna si sarebbe sottoposta ad un aumento volumetrico delle mammelle mediante l’iniezione di materiale ancora da definire.

In Europa, e dunque anche in Italia, sono disponibili sul mercato dispositivi medici certificati la cui destinazione d’uso è proprio quella di correggere difetti e dismorfie del corpo. Si tratta di prodotti riassorbibili o permanenti che possono tuttavia essere utilizzati solo da un medico che abbia una qualifica ed esperienza adeguata in trattamenti di questo tipo. Inoltre, secondo la normativa europea sui dispositivi medici stabilita dal Regolamento EU 745/2017, si tratta di dispositivi medici classificati nelle classi di rischio più alte, in quanto invasivi e dunque utilizzati in procedure altrettanto invasive che devono essere eseguite solo ed esclusivamente in ambienti sanitari autorizzati.

L’episodio di cronaca mette in evidenza diverse criticità: non è stato un medico ad effettuare il trattamento; quest’ultimo non è stato effettuato in una struttura protetta; bisognerà poi stabilire se il materiale iniettato sia tra quelli autorizzati per l’impianto nei pazienti e dunque conforme ai requisiti di sicurezza richiesti dalla normativa sui dispositivi medici. Inoltre, dai racconti emerge che la paziente abbia ricevuto un’informazione scorretta sulla procedura a cui sottoporsi, cioè quella di un semplice “ritocco” non invasivo e privo di rischi.

Si attenderà ovviamente la chiusura delle indagini per comprendere cosa sia davvero accaduto alla povera Samantha, ma il tragico evento rende necessario sottolineare che ogni procedura chirurgica ha i suoi rischi e possibili complicanze, le quali devono essere preventivamente ben valutate dal medico e rese note al paziente che, per legge, deve sottoscrivere il consenso informato per esprimere la volontà di eseguire il trattamento stesso. Il paziente deve anche essere messo a conoscenza di quale sia esattamente il prodotto che verrà utilizzato nel trattamento, i rischi e le complicanze specifiche relative a quel prodotto; queste devono essere discusse preventivamente con il paziente e l’etichetta del prodotto deve essere rilasciata dal medico al termine dell’intervento.

Tutte le procedure devono essere eseguite in condizioni rigorosamente asettiche ed antisettiche in ambienti autorizzati, che per essere stati dichiarati tali, dispongono di strumentazione e personale pronti ad intervenite in caso di complicanze immediate, come la più temuta e possibile reazione allergica con shock anafilattico.

Sono milioni i pazienti nel mondo che ogni anno si sottopongono a trattamenti in grado di restituire un’immagine del proprio corpo con la finalità di un maggior benessere psico-fisico, ed è fortunatamente basso il relativo numero di complicanze che generalmente vengono risolte senza gravi conseguenze sul paziente. Purtroppo, questo ultimo tragico evento è frutto di una scorretta informazione probabilmente acquisita attraverso i social media, e una grave speculazione di soggetti che pensano ai loro profitti incuranti della sicurezza dei pazienti.

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