Cento milioni di dollari di investimento evaporati per lungaggini burocratiche legate alle autorizzazioni ambientali. Una faccenda sulla quale il ministero della Transizione ecologica ora vuole andare a fondo, per evitare almeno che una vicenda simile si ripeta in futuro. Perché quanto avvenuto alla Catalent di Anagni è il sintomo di iter che rischiano di rallentare investimenti e creazione di posti di lavoro nel Paese. I fatti: l’azienda ha già uno stabilimento nel paese del Frusinate – dove è avvenuto l’infialamento dei vaccini di Astrazeneca – e un anno fa aveva annunciato di voler realizzare otto bioreattori nel sito ciociaro. Una decisione che avrebbe portato con sé la creazione di decine di posti di lavoro.

Dodici mesi dopo, come anticipato dal Corriere della Sera alcuni giorni fa, il passo indietro: la multinazionale farmaceutica ha deciso di dirottare l’investimento nel Regno Unito. Il motivo? Catalent – che voleva partire con la produzione di farmaci anti-Covid nel 2023, non aveva fatto i conti con le autorizzazioni ambientali necessarie per produrre, a maggior ragione ad Anagni, in un’area che ricade nel Sito di interesse nazionale della Valle del Sacco, dove per ogni tipologia di intervento bisogna prima comprendere se terreno e falde sono contaminate da veleni, dopo anni si sfruttamento dell’ambiente da parte di diverse industrie della zona.

Così i farmaci anti-Covid vedranno la luce nell’Oxfordshire, dove verrà anche realizzato un centro di ricerca in collaborazione con l’Università di Oxford. Doveva avvenire nel Lazio e la partnership sarebbe stata con le università di Cassino e Roma. Tutto saltato, nonostante alcuni giorni fa l’Arpa Lazio abbia certificato che l’area interessata dai lavori non è inquinata. Troppo tardi, Catalent è in ritardo sui tempi e ha deciso di dirottare l’investimento. Il ministero della Transizione Ecologica e la Regione Lazio si sono attivati solo ora, ma qualsiasi intervento finirà per incidere solo sul futuro, semmai.

“Le multinazionali non hanno tempo e voglia di star dietro a questa burocrazia vergognosa”, ha spiegato il sindaco di Anagni Daniele Natalia a Repubblica. Per Unindustria Lazio si tratta invece di una “conclusione tristissima” di una faccenda in piedi da due anni, con l’avvio della caratterizzazione ambientale. E il primo cittadino della città laziale chiede ora l’intervento del presidente del Consiglio Mario Draghi e del ministro Roberto Cingolani.

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