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Caso Plusvalenze, la procura della Figc chiede inibizioni per Paratici, Agnelli e De Laurentiis

L’inchiesta era stata avviata in seguito alla segnalazione della Covisoc, l’organismo di controllo sulle società di calcio, e riguardava la “valutazione degli effetti di taluni trasferimenti dei diritti alle prestazioni di calciatori sui bilanci e alla contabilizzazione di plusvalenze”
Caso Plusvalenze, la procura della Figc chiede inibizioni per Paratici, Agnelli e De Laurentiis
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Dopo la chiusura delle indagini, avvenuta lo scorso febbraio, è arrivato il momento del processo sportivo sul caso delle plusvalenze. La procura federale della Figc, guidata da Giuseppe Chiné, ha chiesto 16 mesi e 10 giorni di inibizione per Fabio Paratici, all’epoca dei fatti direttore sportivo della Juventus e oggi al Tottenham, e 12 mesi di inibizione per il presidente bianconero Andrea Agnelli nell’ambito del processo sportivo sulle plusvalenze iniziato davanti al Tribunale federale nazionale della Figc presieduto da Carlo Sica. L’ammenda per la società richiesta è di 800mila euro.

La procura ha chiesto anche 11 mesi e 5 giorni di inibizione per il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Mentre per Jacqueline Marie Baudit, moglie del patron del Napoli, e per i figli Edoardo e Valentina De Laurentiis sono stati invocati 6 mesi e 10 giorni di inibizione. Per Andrea Chiavelli 9 mesi e 15 giorni. Nei confronti del Napoli, la richiesta è di una multa da 392.000 euro.

Nei confronti del Parma l’ammenda richiesta è di 338.000. Per l’ex ad dei gialloblù, Luca Carra, sono stati chiesti 14 mesi e 5 giorni, per il presidente Pietro Pizzarotti 10 mesi e 15 giorni. Chiesta una ammenda di 90mila euro anche per il Pisa, altro club di B coinvolto nell’inchiesta. Per l’ad della società toscana Giovanni Corrado chiesti 7 mesi e 10 giorni, per il presidente Giuseppe Corrado la richiesta è di 10 mesi. Parma e Pisa sono le due società le cui posizioni sembravano più a rischio. Nel loro atto di deferimento viene citato il comma 2 dell’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva, che prevede la possibilità di punti di penalizzazione o addirittura la retrocessione e l’esclusione dal campionato.

L’inchiesta era stata avviata in seguito alla segnalazione della Covisoc, l’organismo di controllo sulle società di calcio, e riguardava la “valutazione degli effetti di taluni trasferimenti dei diritti alle prestazioni di calciatori sui bilanci e alla contabilizzazione di plusvalenze”. I reati ipotizzati sono la violazione dell’articolo 31, comma 1, e degli articoli 6 e 4 del Codice di Giustizia Sportiva, ovvero violazioni in materia gestionale ed economica.

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