Stati Uniti, Russia e Francia mettano a disposizione “materiali satellitari e radar eventualmente in proprio possesso relativi al porto di Livorno per le giornate del 10 e 11 aprile 1991“, quelle della tragedia del Moby Prince sul quale morirono 140 tra passeggeri e membri dell’equipaggio nello scontro tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo. A chiederlo è il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro Andrea Romano (Pd) in una lettera inviata agli ambasciatori dei tre Paesi.

Romano ha scritto anche al ministro degli Esteri Luigi di Maio, confidando “nel supporto tuo personale – si legge nel testo – e della nostra rete diplomatica affinché questa richiesta possa essere accolta dai governi francese, russo e statunitense”. “Nel faticoso percorso verso la verità sulla strage del Moby Prince – ricorda Romano nella .lettera agli ambasciatori – è sempre mancato un tassello fondamentale: la possibilità di disporre delle fotografie satellitari e dei materiali radar”, che “permetterebbero di ricostruire con precisione i movimenti delle due navi, Moby Prince e Agip Abruzzo, nelle ore precedenti e successive allo scontro. Ciò potrebbe rivelarsi decisivo per raggiungere, finalmente, quella verità cercata dai familiari delle 140 vittime e da tutta l’Italia. Ove questa possibilità di accesso fosse accordata, si tratterebbe di un gesto di grande sensibilità e amicizia verso il nostro Paese”. Ripercorrendo le indagini sulla tragedia, Romano ricorda che “il lavoro della magistratura non è riuscito finora a chiarire le cause dello scontro, la dinamica esatta del movimento delle due navi che ha condotto alla collisione, gli eventuali fattori esterni che hanno influito sulla tragedia”

La questione dei satelliti è stata sempre centrale in questa vicenda per il fatto che sia il governo italiano sia quelli stranieri hanno sempre assicurato che non c’erano immagini satellitari di alcun tipo di quell’area della Toscana in quelle ore. Una circostanza per certi versi sorprendente visto che il porto di Livorno era lo scalo di arrivo degli armamenti americani di rientro dalla prima Guerra del Golfo e destinati a Camp Derby, una delle basi Nato più grandi d’Europa che si trova a metà strada tra Livorno e Pisa.

Anche la prima commissione d’inchiesta, che ha concluso i suoi lavori nel 2018 ribaltando molte delle ricostruzioni uscite dai processi, aveva chiesto sostegno alla sede Nato di Bruxelles che però aveva fornito una risposta ormai consueta per questa storia: non ci sono materiali di quella sera. Tuttavia piste ancora vive sembrano esserci. Una è, appunto, quella della Francia che potrebbe avere avuto qualche suo “occhio” acceso quella notte sulla costa toscana. L’altra è ancora quella degli Stati Uniti che peraltro hanno sempre risposto di non avere avuto nessun satellite attivo su Livorno quella sera ad ogni richiesta di magistrati e governi.

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