Nelle ore immediatamente successive al ritrovamento del cadavere della povera Carol Maltesi parecchi giornali e siti parlavano della probabile identità di quel corpo martoriato e fatto a pezzi ipotizzando che si trattasse di “una pornostar”, ancor prima che di una giovane donna e madre la cui unica colpa era stata quella di fidarsi di un uomo ossessionato dal senso del possesso e dal rifiuto di essere abbandonato. Perché se verranno confermate le ultime ricostruzioni degli inquirenti è proprio di questo che si tratta, dell’ennesimo femminicidio compiuto con estrema ferocia e lucidità da un vicino di casa di Carol che, dopo una breve relazione, fingeva di esserle rimasto amico e si rendeva disponibile come fotografo, collaboratore e autista in occasione degli impegni e degli incontri che la ragazza italo-olandese, ex commessa, da qualche tempo teneva con alcuni colleghi appartenenti al mondo dell’hard amatoriale.

Appena i media hanno comunicato l’identità di Carol, sui social non sono mancati commenti e post offensivi e disgustosi, foto che ritraevano questa giovane mamma in pose provocanti. Come se il fatto che fosse stata barbaramente assassinata, fatta a pezzi e conservata in un congelatore per mesi dovesse passare in secondo piano rispetto al particolare che fosse iscritta a una piattaforma online dove si condividono scatti e video a luci rosse. C’è stato persino un “comico”, che può vantare apparizioni su illustri palcoscenici, che ha scritto parole irripetibili di una volgarità inaudita sulle parti del corpo di una ragazza di 26 anni che lascia orfano un bambino di cinque e che stava progettando di trasferirsi da Rescaldina a Verona proprio per stare più vicino a suo figlio, in affido al padre.

L’ennesimo oltraggio alla memoria di Carol l’ha compiuto il suo carnefice, Davide Fontana, bancario e foodblogger di 43 anni che reo confesso in caserma ha raccontato di averla uccisa e sfigurata durante un gioco erotico finito male. In queste ore, facendosi più vicino il processo, dichiara di essersi pentito e di essere stato un vigliacco per non aver deciso di chiamare i soccorsi e le forze dell’ordine immediatamente dopo il presunto incidente. Parole che con ogni probabilità fanno parte di una strategia difensiva ma che molto difficilmente gli faranno ottenere sconti di pena se si punta l’attenzione sul comportamento che l’assassino ha tenuto nei mesi successivi al delitto.

Fontana ha ucciso Carol tra il 10 e l’11 gennaio scorsi, l’ha colpita con un martello, le ha tagliato la gola, l’ha fatta a pezzi e ha comprato su internet un freezer dove ha conservato le sue membra per 70 giorni, trascorsi i quali è andato a disseminarle in alcuni sacchetti di plastica in una zona boschiva della Valtellina, fino al ritrovamento fatto da un passante e al riconoscimento reso possibile da alcuni particolari tatuaggi della vittima. Per quasi tre mesi l’omicida si è finto Carol continuando a pagare l’affitto del suo appartamento, l’assicurazione della sua auto e soprattutto scambiando messaggi con gli amici e i genitori della ragazza che venivano rassicurati con vari “sto bene”, “sono a Dubai”, “non posso rispondere ma è tutto ok”, etc.

Un oltraggio inaccettabile perché la storia del gioco erotico finito in tragedia è solo una scusa per nascondere il vero movente: a detta di amici e parenti Carol voleva abbandonare il suo appartamento nel paese di provincia per tornare in Veneto e Fontana non accettava questa decisione comunicatagli tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022.

Alcuni colleghi di Carol descrivono una ragazza dolce e sensibile che amava moltissimo il suo bambino e parlava sempre di lui; soprattutto spiegano che la giovane anche quando vestiva i panni di “Charlotte Angie”, non era solita girare video di sesso estremo o contenuti violenti perché sulla piattaforma “Onlyfans” con la quale collaborava questi contenuti non sono assolutamente consentiti. Gli stessi colleghi che, intervistati nel corso della trasmissione Le Iene, si chiedono tristemente come mai in tre mesi nessuno degli amici più intimi e dei parenti della ragazza abbia insistito per incontrarla di persona o almeno per sentire la sua voce senza accontentarsi dei messaggi scritti. L’abisso della solitudine, l’ultimo oltraggio a Carol.

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