Una lista di oltre 1.600 soldati, con nomi, cognomi, facce e in alcuni casi indirizzi e recapiti telefonici. Tutto contenuto in 87 pagine diffuse sul sito della Direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa dell’Ucraina. Un unico appellativo: “Tutti criminali di guerra”. Si tratta dei giovani soldati russi che secondo l’intelligence di Kiev erano di stanza nella cittadina alle porte della capitale nei giorni in cui sono stati perpetrati i terribili crimini contro la popolazione civile, con uomini, donne, bambini e anziani che sono stati legati e giustiziati sommariamente, abbandonati in fosse, gettati nei pozzi o per strada, con diverse persone torturate. A guidare le truppe durante la mattanza nella quale si calcola siano morte almeno 400 persone c’era colui che è già stato ribattezzato Il boia di Bucha, nonostante Mosca neghi ogni responsabilità del proprio esercito: il comandante dell’unità militare 51460 della 64esima brigata di fucilieri motorizzati, il 41enne colonnello Omurbekov Azatbek Asanbekovich.

Faccia pulita, la sua, almeno dalle poche immagini circolate online grazie al lavoro dei volontari del progetto InformNapalm che le hanno scovate e pubblicate online. Così come pulite sono le facce dei suoi soldati, tutti ragazzi apparentemente molto giovani, da quello che si può vedere, che però, secondo le accuse, si sono resi responsabili dei terribili crimini commessi a pochi chilometri dalla capitale ucraina. “Siamo riusciti a trovare anche l’indirizzo di casa del boia russo“, hanno annunciato i volontari di InformNapalm. “Tutti i criminali di guerra saranno assicurati alla giustizia per i crimini commessi contro la popolazione civile ucraina”, assicurano invece dal ministero della Difesa ucraino.

Nell’elenco di nomi della “64esima brigata di fanteria motorizzata separata della 35esima armata”, i soldati sono identificati con grado militare, nome e cognome, data di nascita ed estremi del passaporto. Per molti di loro, al posto del grado militare è scritto semplicemente ‘privato’, ad indicare, forse, gruppi di volontari o addirittura di paramilitari provenienti da milizie private. Tra questi figura anche qualche nome proveniente da diversi distretti della Cecenia.

Intorno ai fatti di Bucha si è intanto scatenato il solito scambio di accuse tra le parti. Se il governo di Kiev chiede al blocco Nato-Usa provvedimenti severi nei confronti della Russia, da Mosca viene negata qualsiasi responsabilità dell’accaduto, con il ministro degli Esteri, Serghej Lavrov, che parla di “messinscena dell’Occidente” e dell’Ucraina sui social network: una versione, la sua, che però contrasta con le dichiarazioni di numerosi testimoni sentiti dai media internazionali, con l’Unione europea che con il suo portavoce Peter Stano ha ribadito che un’indagine sarà necessaria, aggiungendo però che “queste aree di cui parliamo sono state sotto l’occupazione, sotto il controllo dell’aggressore, delle truppe russe, o sono state bombardate dall’aggressore. Quindi, naturalmente, non c’è nessun altro che avrebbe potuto commettere queste atrocità”.

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