Ancora nessuna soluzione per gli invalidi civili, inabili al lavoro e titolari dell’assegno sociale che da gennaio si sono visti decurtare il reddito di cittadinanza per effetto di un ricalcolo dell’Inps sulla base di un comma finora inapplicato del decreto istitutivo del sussidio. A due mesi di distanza, l’unica novità è l’approvazione al Senato di un ordine del giorno che impegna il governo a “valutare tutte le iniziative utili” per rimediare al taglio che colpisce quanti negli anni scorsi, dopo la sentenza della Corte costituzionale del giugno 2020, hanno ottenuto il sospirato aumento del trattamento assistenziale. E in questi giorni le famiglie in condizione di disagio economico e con un componente invalido stanno subendo un’ulteriore beffa: in seguito a un errore negli accrediti di febbraio, che erano “pieni”, non hanno ancora ricevuto la ricarica della card per il mese di marzo. Ora li aspetta un conguaglio.

Come raccontato a febbraio da ilfattoquotidiano.it, da gennaio nel reddito familiare di cui Inps tiene conto per determinare l’importo di rdc spettante vengono calcolati anche le maggiorazioni dell’assegno sociale e della pensione sociale e la maggiorazione sociale riconosciuta a partire dal 2020 ad invalidi civili totali, ciechi civili assoluti, sordomuti ed inabili al lavoro e le quattordicesime. L’aggiornamento era previsto già dal decreto legge del 2019 che ha istituito il reddito di cittadinanza, ma finora questa parte era rimasta inapplicata. Solo nel 2022 è scattato il ricalcolo, con il risultato che gli incrementi varati per permettere alle famiglie di soddisfare almeno i bisogni primari – la Consulta ha sancito che la cifra precedente, poco più di 280 euro al mese, non assicurava un “minimo vitale” – sono più che compensati dalla decurtazione del reddito di cittadinanza. In alcuni casi il sussidio ne esce addirittura azzerato. “Vivo sola, ho 59 anni, sono in affitto, zero reddito da 3 anni causa carcinoma duttale mammario in stadio avanzato metastatico”, ci ha scritto una lettrice. “Lo scorso anno ad aprile mi è stata riconosciuta l‘invalidità totale. Morale: a gennaio mi è stato ridotto a 390 euro il rdc che non mi basta più neanche per l’affitto“.

Le associazioni per i diritti delle persone con disabilità hanno chiesto al governo di modificare la normativa, ma il ministero del Lavoro guidato da Andrea Orlando (Pd) non ha risposto agli appelli. La ministra della Disabilità Erika Stefani (Lega) aveva promesso un intervento. Durante la conversione in legge del decreto Sostegni ter i senatori del Carroccio Erica Rivolta, Roberta Ferrero, Antonella Faggi, Paolo Tosato ed Elena Testor hanno in effetti presentato un emendamento ad hoc, che avrebbe escluso dal calcolo del reddito familiare tutte le prestazioni assistenziali a disabili e invalidi. Lo stesso hanno fatto 16 pentastellati tra cui Susy Matrisciano e l’ex ministra Nunzia Catalfo, mentre Paola Nugnes, Virginia La Mura e Matteo Mantero del gruppo Misto e Davide Faraone ed Elvira Evangelista di Italia viva hanno proposto che non si tenesse conto dell’incremento degli assegni concesso dopo la sentenza della Consulta. Tutti gli emendamenti sono però stati ritirati o respinti: superstite solo un odg di Nugnes, La Mura e Mantero che impegna il governo a varare “un intervento normativo volto a far sì che i benefici incrementali derivanti dall’entrata in vigore dell’articolo 15, comma 1, del decreto-legge 14 agosto 2020 (…) non vengano considerati ai fini del rispetto dei requisiti reddituali e patrimoniali necessari alla percezione del reddito di cittadinanza”.

Il 28 marzo il decreto ha avuto il via libera definitivo alla Camera a per ora nulla si è mosso. I nuclei beneficiari di rdc in cui ci sono titolari di pensione di invalidità o di maggiorazioni sociali avevano sperato che tutto fosse risolto perché a febbraio la cifra era tornata al livello precedente il ricalcolo, ma a marzo si è capito che la spiegazione era un’altra. A febbraio è stato fatto un errore: “Hanno ricevuto un importo maggiore del dovuto, a causa della mancata ricezione dei dati delle maggiorazioni sociali”, ha fatto sapere l’Inps al fattoquotidiano.it lunedì 4 aprile. Ora l’istituto deve occorre correre ai ripari e recuperare i soldi in più. “L’esito dei conguagli e l’invio delle disposizioni di marzo per tali domande avverrà entro questa settimana”. Nei prossimi giorni dunque ai beneficiari sarà chiesto restituire la differenza tra quanto ricevuto e la somma a cui hanno ufficialmente diritto con l’aggiornamento che tiene conto dell’aumento degli assegni legati alla loro condizione.

Articolo Successivo

Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, in Italia oltre 600mila persone. Dal sostegno a scuola all’inserimento lavorativo: “Le famiglie si sentono sole”

next