Personale scolastico, operatori delle mense, educatrici precarie. In piazza del Campidoglio, dopo la lunga parentesi di silenzio, determinata dalla pandemia e dalle elezioni amministrative, sono tornati i fischietti, i palloncini e le bandiere colorate dei sindacati. Lunedì hanno incrociato le braccia le operatrici delle mense scolastiche, dalle 10 alle 13, e le educatrici precarie degli asili nido e scuole dell’infanzia, dalle 15 alle 17. Sono le prime manifestazioni di piazza rivolte all’amministrazione del sindaco Pd Roberto Gualtieri.

All’origine dello sciopero dei lavoratori delle mense, che si è tradotto in una interruzione di parte dei servizi nelle scuole comunali, il malcontento per un cambio di appalto che ha comportato carichi e condizioni di lavoro definiti inaccettabili dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs di Roma, i quali hanno indetto la dimostrazione di piazza. “Nelle scuole ci siamo anche noi, non siamo invisibili”, hanno scritto i manifestanti su alcuni striscioni. “Ci sono persone che arrivano sfinite a sera. Di lavoro non si può morire”, ha raccontato un’operatrice. La situazione più grave riguarda un gruppo di lavoratori di un lotto dell’appalto e che “da due mesi subiscono perdite di salario in una situazione di assoluta incertezza sull’applicazione del capitolato di gara, in particolare in merito agli organici”, ha spiegato Alessandro Russo, della segreteria regionale della Filcams Cgil di Roma. “Le condizioni di usura degli impianti e i servizi aggiuntivi richiesti, poi, contribuiscono al peggioramento delle condizioni di lavoro”, ha aggiunto. La richiesta dei sindacati all’amministrazione è “di aprire una cabina di regia per evitare che le aziende approfittino di questa fase per scaricare i costi della pandemia sui lavoratori”. Così, in tarda mattinata una delegazione è stata ricevuta dall’assessora alla Scuola e Lavoro di Roma, Claudia Pratelli, che ha assicurato “la massima disponibilità di questa amministrazione a giocare il ruolo di stazione appaltante fino in fondo e dunque a verificare il regolare svolgimento del servizio e la tutela dei diritti dei lavoratori nel rispetto del contratto di appalto”.

Poche ore dopo lo scioglimento del primo presidio in piazza del Campidoglio sono arrivate alcune decine di educatrici e insegnanti precarie degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, richiamate dalla sigla Cobas Scuola. Con indosso barbe bianche e nere, a simboleggiare di essere invecchiate in attesa del contratto a tempo indeterminato, e le pettorine rosse del sindacato, le insegnanti hanno esposto cartelli con l’anno di inizio del servizio presso le strutture comunali. Il triste primato, quale precaria storica, è di Teresa, che aspetta un’assunzione dal 2003. Non se la passano meglio Annarita, che attende dal 2004, e le altre, in coda dal 2007. “I primi cinque anni di precariato sono stati un inferno, non accendevo l’aspirapolvere oppure non andavo a fare la spesa per paura di non sentire la chiamata e perdere la supplenza”, ha raccontato Annarita. Teresa nell’attesa ha compiuto cinquant’anni: “Sono precaria da vent’anni, ho vinto tre concorsi pubblici e non sono mai stata assunta”. Le insegnanti hanno lamentato un piano assunzionale, programmato dalla precedente amministrazione M5s, insufficiente rispetto alla carenza di organico che secondo loro va da 800 a 1.500 unità. Ma soprattutto hanno chiesto al sindaco “di rispettare gli impegni presi in campagna elettorale. Beatrice Lorenzin (al tempo coordinatrice del comitato elettorale di Gualtieri, ndr) ci aveva assicurato che avrebbero ampliato il piano assunzionale ma siamo a metà anno scolastico e ancora non c’è nessuna certezza”, ha detto Irene Germini di Cobas Scuola. Le istanze delle insegnanti sono state raccolte in piazza dall’ex capogruppo del Pd e oggi membro dello staff del sindaco, Giulio Pelonzi, il quale poi ha fatto sapere alle donne “che dobbiamo attendere aprile perché ci sono stati dei ricorsi nella graduatoria unica, non lo sapevamo – ha raccontato Serena Barbarella dei Cobas Scuola, a termine della dimostrazione -. A fine aprile potranno pubblicare la graduatoria definitiva e poi con una variazione di bilancio si potrà ampliare il piano assunzionale. Monitoreremo l’andamento della vicenda”.

Lo stato altalenante dei servizi nelle scuole romane, che spesso mette alla prova la pazienza dei genitori, non poteva che tradursi in un tiepido 6 , assegnato dai romani al servizio nel periodo tra gennaio e ottobre del 2021, prima del cambio di guardia a Palazzo Senatorio. Al di sotto della sufficienza data ai servizi scolastici e dei nidi, i residenti della Capitale collocano soltanto i rifiuti e i trasporti: da sempre i due grandi grattacapo dei sindaci di Roma. La percezione dei romani sulla qualità dei servizi è stata fotografata dall’indagine annuale dell’Agenzia capitolina per il controllo della qualità dei servizi, Acos, che ha interpellato oltre 5.700 persone.

Il report conferma il malcontento dei romani, sui servizi di pulizia stradale e raccolta dei rifiuti: il voto medio non raggiunge neanche 5 su 10. È 4,7 il voto per la pulizia delle strade e 4,6 quello sulla raccolta dei rifiuti. Sui trasporti invece la sufficienza è solo sfiorata: si va da un 5,7 per autobus e tram a un 6,1 per le metropolitane, a un 5,8 per il trasporto pubblico non di linea, i taxi. Il servizio d’eccellenza, secondo i residenti della Capitale, è quello offerto dalle farmacie comunali: il voto medio si assesta a 7,4. Confermato il giudizio positivo, come ogni anno, sui servizi culturali che vanno ben oltre la sufficienza: l’azienda speciale Palaexpo ottiene 7,8 su 10; seguono Auditorium e Musei civici capitolini, entrambi con 6,8 su 10; poi il giardino zoologico, Bioparco, con 6,4 e le Biblioteche romane con 6,3. Vanno oltre la sufficienza, ma di poco, l’illuminazione stradale (6,4) e i servizi online (6,5). Seguono i servizi cimiteriali e quelli sociali municipali (6,2 entrambi). In linea generale il rapporto rileva un lieve trend positivo ma il miglioramento è dovuto a una “contrazione della domanda che ha fatto apparire sufficiente un servizio che tale non era – sottolinea il presidente di Acos, Carlo Scandurra – I lockdown hanno fatto apparire i mezzi del trasporto pubblico locale più scorrevoli perché non c’era traffico, e la riduzione dei quantitativi di rifiuti, anche a fronte del calo drastico del turismo, hanno fatto apparire il servizio di raccolta più efficiente”.

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