Il presidente della commissione Esteri ha votato contro la risoluzione presentata dalla maggioranza di governo e pure da Fratelli d’Italia sulla guerra in Ucraina. È polemica su Vito Petrocelli, senatore del M5s, uno dei 13 senatori che non si è espresso a favore del documento firmato da tutti capigruppo di maggioranza e anche da quello del partito di Giorgia Meloni. La risoluzione impegna il governo italiano a inviare armi all’Ucraina per consentire al paese “di esercitare il diritto alla legittima difesa“: è passata con 244 voti a favore e 3 astenuti. Tra gli assenti undici senatori del M5S, alcuni in congedo o in missione, come il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, e i sottosegretari Barbara Floridia e Pierpaolo Sileri. Sette gli assenti della Lega, tra i quali Armando Siri.

Le richieste di dimissioni – A fare rumore, però, soprattutto i 13 contrari. Tra questi ci sono i senatori della componente l’Alternativa – ex dei 5 stelle – che contestano il riferimento all’invio di armi e hanno presentato una propria risoluzione, respinta col parere contrario del governo. E poi anche il voto di Petrocelli, che però è anche il presidente della commissione Esteri. La sua decisione di votare contro la risoluzione ha scatenato il malumore all’interno delle forze politiche di maggioranza. Il berlusconiano Massimo Mallegni, la renziana Laura Garavini e il dem Andrea Marcucci ne hanno chiesto le dimissioni dal vertice della commissione Esteri. Fonti dei 5 stelle, però, hanno fatto sapere che, non trattandosi di un voto di fiducia, non sono previste sanzioni per Petrocelli.

Il via libera alla Camera – Dopo l’approvazione del Senato, la risoluzione è passata anche alla Camera con 520 voti favorevoli. A Montecitorio la risoluzione è stata votata per parti: su alcune ha registrato l’unanimità ma su altri passaggi, come sul punto 3 relativo all’invio di mezzi militari, ci sono stati diversi 25 voti contrari. Tra questi ultimi due deputati di Forza Italia, Matteo Dall’Osso e Veronica Giannone, e 3 della Lega: Vito Comencini, Matteo Micheli e Elena Murelli. Come riportano i tabulati d’aula tra i no anche quello di Nicola Fratoianni di Leu. I restanti sono tutti deputati di Alternativa, Misto e della componente Manifesta.

La risoluzione – I punti principali della risoluzione prevedono di “esigere dalle autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina” e “sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile a una de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca, anche raccogliendo la disponibilità della Santa Sede a svolgere un’opera di mediazione”. Inoltre, “assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni attivando, con le modalità più rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie a fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, nonché – tenendo costantemente informato il Parlamento e in modo coordinato con gli altri Paesi europei e alleati – la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione”.

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