Un “sistema”. Che la sindaca di Sabaudia Giada Gervasi, considerata al vertice dell’organizzazione, ha cercato di coprire in ogni modo, anche tentando di accreditarsi come confidente dei carabinieri per cercare di depistare le indagini. Si legge anche questo nelle oltre 500 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 16 persone e al cui interno un capitolo fondamentale è dedicato alla organizzazione dei mondiali di canottaggio del 2020. Un evento su cui gli indagati avevano messo gli occhi, per un giro d’affari di oltre un milione di euro. Una volta messe le mani sui soldi, però, non erano stati in grado di ultimare i lavori previsti, con la clamorosa figuraccia mediatica evitata solo grazie all’annullamento delle gare a causa della pandemia. “Grazie a Dio, grazie al coronavirus” le parole – intercettate – di un indagato. La prima cittadina, finita ai domiciliari, in serata ha ufficialmente presentato le dimissioni.

“SINDACA A CAPO DEL SISTEMA”
Così il giudice per le indagini preliminari descrive nell’ordinanza di custodia cautelare quanto scoperto dagli inquirenti nel Comune di Sabaudia. Non solo. Per chi indaga al vertice di questo sistema c’è Giada Gervasi, l’ormai ex sindaca della città in provincia di Latina, finita ai domiciliari. Tutto scritto nero su bianco nelle carte: “L’attività di indagine ha consentito di mettere in luce l’esistenza di un consolidato e produttivo apparato clientelare tra i dipendenti del Comune di Sabaudia e una serie di imprenditori privati. Al vertice di tale sistema criminoso – si legge nell’ordinanza – si colloca proprio la sindaca Giada Gervasi attorniata da soggetti che ricoprono anch’essi posizioni apicali all’interno della giunta comunale, quali assessori, dirigenti e consiglieri”. Secondo la gip di Latina Giorgia Castriota, quindi, gran parte della squadra amministrativa di Sabaudia è protagonista delle condotte criminose culminate nei 16 arresti effettuati oggi dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina per reati che vanno dalla turbativa d’asta e alla corruzione.

“I fatti contestati agli indagati, perlopiù turbativa d’asta, reati di falso e corruzione, e le loro modalità di realizzazione – scrive ancora il gip – manifestano una spiccata inclinazione a delinquere degli stessi. L’affermazione trova riscontro se si considera, in particolare, la spregiudicatezza, la disinvoltura e la dimestichezza con la quale dipendenti comunali e gli altri pubblici ufficiali indagati – si legge nell’ordinanza – abbiano sfruttato le rispettive posizioni al fine di dare vita ad un sistema di mercificazione della ‘res publica‘ che, verosimilmente, perdura danni all’interno del Comune di Sabaudia”.

“TENTO’ DI ACCREDITARSI COME CONFIDENTE PER DEPISTARE INDAGINI”
Non solo. Tornando sul ruolo di Giada Gervasi, la giudice sottolinea che la sindaca “grazie al suo ruolo istituzionale, si è mostrata una abile dissimulatrice dei fatti e spregiudicata nel portare a termine i reati per fini politici“. Affermazioni spiegate nei passaggi successivi dell’ordinanza di custodia cautelare, da cui emergono particolari che aggravano la posizione della prima cittadina. Nel provvedimento di oltre 500 pagine, infatti, la gip Castriota scrive che fu proprio la Gervasi a “richiedere al prefetto di Latina la convocazione del comitato provinciale per l’ordine la sicurezza pubblica all’indomani dell’attentato nella sede del Parco Nazionale del Circeo, salvo poi approfittare di tale situazione per influenzare i controlli nei confronti dei titolari delle attività balneari riconducibili ai propri avversari politici”. C’è di più. “Gli indagati hanno cercato finanche di deviare le indagini – è l’accusa del gip – In particolare è emerso nel corso dell’indagine il tentativo della sindaca Gervasi di accreditarsi quale ‘confidente‘ dei carabinieri di Sabaudia al fine di depistare eventuali indagini o responsabilità a suo carico ed indirizzarle falsamente nei confronti di alcuni capi settori e di un assessore tanto da dichiarare falsamente di aver chiesto a quest’ultimo le dimissioni“. Per il gip le “false confidenze effettuate dalla Gervasi sono state smentite dalle intercettazioni telefoniche, nel corso delle quali è emerso che all’assessore ai lavori pubblici non vennero chieste le dimissioni bensì fu una sua scelta – si legge – Il comportamento della Gervasi appariva funzionale a precostituirsi un alibi qualora vi fossero state indagini nonché un probabile tentativo di depistaggio”.

“GRAZIE A DIO, GRAZIE AL CORONAVIRUS”
All’interno dell’indagine particolare attenzione è rivolta alla Coppa del mondo di canottaggio che doveva svolgersi proprio a Sabaudia nel 2020. Secondo chi indaga, per l’evento sono state favorite ditte compiacenti sia per quanto riguarda la realizzazione del campo di gara sia per l’affidamento del servizio di manutenzione degli impianti di illuminazione pubblica. Si parla di soldi pubblici per un ammontare complessivo vicino al milione di euro. Nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare, tuttavia, si parla anche del fallimento clamoroso della macchina organizzativa. Sebbene fosse ormai noto agli indagati, soprattutto alla sindaca Gervasi e al direttore generale del comitato Luigi Manzo (entrambi destinatari delle misure emesse oggi, ndr) che il ritardo dei lavori da loro stessi causato aveva ormai compromesso lo svolgimento della manifestazione sportiva, i diretti interessati hanno continuato a nascondere la realtà dei fatti a tutti i vertici dell’istituzioni coinvolte nello svolgimento della manifestazione, quali il Coni, il prefetto, il questore, facendo credere loro che la Coppa del Mondo si sarebbe svolta regolarmente. In particolare, dalle intercettazioni riportate nell’ordinanza del giudice è emerso come gli indagati arrivarono persino a sperare in una diffusione del Coronavirus che avrebbe così costretto le autorità sportive all’annullamento delle manifestazioni; in questo modo sarebbe stato nascosto mediaticamente il clamoroso fallimento organizzativo del sindaco e dell’altro indagato Manzo. “In più circostanze, in particolare – si legge nell’ordinanza – (gli indagati) affermarono senza alcuna remora ‘Grazie a Dio, grazie al Coronavirus’, così come registrato in una conversazione telefonica del 6 marzo 2020 nella quale Manzo confidò al al comandante nel centro Remiero della Marina Militare il fallimento della Coppa del Mondo e la ‘fortuna’ della sopraggiunta pandemia che li avrebbe sottratti alle loro responsabilità“. Nella fattispecie, scrive sempre il gip – “l’incapacità gestionale degli indagati, sommata all’attuazione del piano criminoso teso a favorire gli imprenditori piuttosto che l’interesse della collettività, sono stati determinanti” a fare in modo “che il campo di gara non venisse ultimato nel termine stabilito” per il ”collaudo della struttura prima dello svolgimento delle gare”.

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