L’intervento per salvare Saipem potrebbe arrivare a 4 miliardi di euro. E’ quanto scrive l’agenzia Bloomberg indicando in 2 miliardi il possibile aumento di capitale, in 1 miliardo la linea di credito revolving sottoscritta dalle banche e in 1 miliardo il ricavo dalla possibile cessione delle attività di perforazione (drilling). Il gruppo è controllato al 30% da Eni e al 12,5% da Cassa depositi e prestiti, quindi dal ministero del Tesoro. Se l’aumento di capitale fosse davvero di due miliardi Eni dovrebbe staccare un assegno da 600 milioni, Cdp da 250 milioni. Il sostegno a Saipem si è reso necessario dopo che la società guidata da Francesco Caio ha comunicato una perdita 2021 peggiore delle attese e superiore ad un terzo del valore del capitale sociale (2,1 miliardi), dunque dai 700 milioni di euro in su. I dati completi saranno diffusi in occasione del consiglio di amministrazione del prossimo 23 febbraio.

Un rosso che, ai sensi del codice civile, apre le porte a interventi di rafforzamento del capitale. Alla base del rosso di bilancio ci sarebbero diversi fattori a cominciare dallo stop ai lavori in Mozambico commissionati dal gruppo francese Total che ha causato una riduzione dei ricavi di oltre un miliardo di euro. La pandemia ha inoltre causato una repentino congelamento degli investimenti delle compagnie petrolifere in nuove esplorazioni e nello sviluppo di impianti, esattamente i servizi che Saipem fornisce. Tuttavia pare che il management non avesse avuto piena contezza dell’ammontare delle perdite che si andavano accumulando e quindi . L’azionista di riferimenti Eni ha quindi deciso di affiancare a Caio il sui uomo Alessandro Puliti. Dal giorno dell’annuncio delle perdite (lo scorso 28 gennaio) Saipem ha perso in borsa circa il 40% del suo valore con una capitalizzazione che si è assottigliata a 1,1 miliardi di euro.

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