La crisi ucraina ha vissuto un’altra giornata di attività diplomatica e allarmi, con accuse e contro-accuse, nel lunedì che, secondo le fonti d’intelligence statunitensi, apre la settimana che potrebbe portare all’attacco della Russia. Così mentre continuano i bilaterali alla ricerca di un dialogo, con flebili aperture da parte di Mosca, i paesi della Nato si preparano comunque allo scenario peggiore. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha annunciato lo spostamento temporaneo di tutta l’ambasciata americana da Kiev a Leopoli, quindi verso ovest, e avvisa che c’è stata “un’accelerazione drammatica” nel dispiegamento di forze russe al confine con l’Ucraina, invitando “tutti gli americani ancora in Ucraina a lasciare il Paese immediatamente”. Tuttavia il portavoce del Pentagono John Kirby ha precisato di non credere che la Russia “abbia già preso una decisione finale” sull’eventuale attacco, ribadendo che un’azione militare è possibile “in qualsiasi momento”. E il capo del Pentagono Lloyd Austin sarà da martedì in Europa, in visita a Bruxelles, in Polonia e in Lituania.

Le mosse russe, secondo i media Usa – Intnato, secondo la Cbs, alcune truppe russe vicino al confine con l’Ucraina hanno iniziato a muoversi in “posizioni da attacco” e Mosca ha spostato parte dell’artiglieria a lungo raggio in posizione di tiro. Allerta che fa il paio con quanto annunciato dalla Cnn in serata: “Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato informato che il giorno dell’attacco russo sarà mercoledì 16 febbraio”. Zelensky ha annunciato che quella data sarà il ‘giorno di unità’. “Siamo intimiditi da una grande guerra e stabiliamo ancora una volta la data dell’invasione militare”, ha detto riferendosi a quanto trapelato da fonti di intelligence Usa. “Ci sforziamo per avere la pace e vogliamo risolvere tutti i problemi esclusivamente attraverso i negoziati e la diplomazia”, ha aggiunto il presidente ucraino invitando ad appendere “le bandiere nazionali” e ad indossare “nastri blu-gialli”, così “mostreremo al mondo la nostra unità”. Più tardi però il portavoce del presidente, Sergii Nykyforov, ha chiarito alla Nbc che Zelensky era “ironico” e “si è riferito alla data circolata sui media. Non è una data ufficiale, è una data rivelata da alcuni funzionari”. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha sottolineato che l’Alleanza atlantica “continua a essere pronta a impegnarsi a un dialogo utile con la Russia” e che “il modo migliore per dimostrare che è pronta a una soluzione pacifica è de-escalando la situazione e ritirando le forze che ora minacciano l’Ucraina”.

La telefonata Biden-Johnson – Nella serata di un lunedì caratterizzato dai bilaterali, il premier britannico Boris Johnson e il presidente Usa Joe Biden hanno concordato sul fatto che “resta un’opportunità” per risolvere la crisi in Ucraina “con la diplomazia”, ha fatto sapere Downing Street dopo la telefonata tra i due leader che sono d’accordo sulla necessità che “le potenze occidentali restino unite davanti alle minacce russe, anche imponendo un pacchetto significativo di sanzioni se l’aggressione russa dovesse aumentare”. E hanno anche ribadito la necessità per i Paesi europei “di ridurre la loro dipendenza dal gas russo, una mossa che, più di qualsiasi altra, colpirebbe al cuore gli interessi strategici” di Mosca. “Siamo sull’orlo del precipizio, ma c’è ancora tempo perché il presidente Putin indietreggi”, aveva scritto su Twitter il premier britannico appellandosi ancora una volta a tutte le parti “per avviare un dialogo” e perché Mosca “eviti quello che sarebbe un errore disastroso per la Russia”.

Scholz: “Ingresso Kiev nella Nato non è in agenda” – Nelle ore precedenti era stata la Germania a lanciare l’ennesimo avvertimento a Mosca, mentre l’Ucraina era tornata a chiedere l’annessione alla Nato che rischierebbe di far deflagrare il conflitto. Una vicenda, quella dell’ingresso di Kiev nel patto atlantico, che “non è agenda” secondo Berlino. La crisi tra il Paese del presidente Zelensky e il capo del Cremlino, Vladimir Putin, continua in quella che assomiglia sempre più a un’isteria collettiva dei leader mondiali, tra dichiarazioni discordanti, cambi di posizione e un dialogo che non riesce a partire. La giornata era iniziata con il bilaterale di Kiev tra il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e lo stesso Zlensky. Il primo è tornato a promettere che qualsiasi attacco della Russia porterebbe a “sanzioni severe che abbiamo preparato con cura e che possiamo mettere in atto in qualsiasi momento”, mentre il suo omologo torna a dire che l’ingresso nella Nato “garantirebbe la nostra sicurezza”, ricordando che “la sicurezza dell’Ucraina è la sicurezza dell’Europa”. A queste parole, da Mosca, arriva la risposta indiretta di Putin che condanna nuovamente l’espansione a Est della Nato, definita “infinita e pericolosa”. Ma la questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato attualmente “non è in agenda”, ha detto Scholz ritenendo che è quindi strano che la Russia agisca come se lo fosse.

Lavrov: “Ci sono chance di accordo” – La parole di Putin indeboliscono quella che era sembrata un’apertura al dialogo da parte del ministro degli Esteri, Serghej Lavrov, che parlando direttamente con il presidente russo in un meeting trasmesso in tv ha detto che ci sono “chance” di trovare un accordo con l’Occidente sull’Ucraina: “In quanto ministro degli Esteri devo dire che c’è sempre una possibilità di risolvere i problemi che devono essere risolti”, ha detto aggiungendo che le opportunità di dialogo “non sono esaurite”. Oggi e domani questa opportunità l’avrà il cancelliere tedesco che martedì parteciperà all’incontro più atteso, quello a Mosca con Putin: un bilaterale di estrema importanza visto che si tratta di due Paesi schierati su fronti opposti ma che mantengono stretti rapporti commerciali ed economici e che condividono il progetto del gasdotto Nord Stream 2, il cui stop è stato usato dal blocco atlantista come possibile ritorsione in caso di invasione russa dell’Ucraina. Scholz ha detto però che “una nuova aggressione militare avrà delle conseguenze pesanti per la Russia”.

I timori dell’Ue per un “bluff” di Mosca – L’Unione europea, secondo fonti anonime vicine al dossier che citano gli ultimi aggiornamenti delle intelligence, ipotizza che quello di un’invasione imminente potrebbe essere soltanto un bluff da parte di Mosca per alzare la pressione sul blocco occidentale: “Vediamo che non ci sono segnali di de-escalation. Ma non sappiamo se la decisione sia stata già presa dalla Russia o se Mosca stia bluffando”, hanno detto spiegando che l’Unione “deve restare totalmente impegnata a perseguire lo sforzo diplomatico sebbene sappiamo che sia difficile”. Bruxelles si è comunque messa al lavoro in caso di invasione e di flussi di rifugiati dall’Ucraina, preparando un piano ad hoc anche per aiutare i Paesi di primo arrivo. “Stiamo lavorando per un supporto dell’Unione ai confini con l’Ucraina e sto esortando tutti affinché ci sia solidarietà da parte dei Paesi membri”.

Di Maio in partenza per Kiev. E vedrà Lavrov – Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio martedì si metterà in viaggio per Kiev per cercare di portare il contributo dell’Italia alla de-escalation, quindi mercoledì vedrà Lavrov, come annunciato dallo stesso omologo russo. Nonostante le avvisaglie su un possibile attacco imminente, la Farnesina fa sapere che “non possiamo rinunciare a un estremo tentativo di capire se un negoziato politico e diplomatico può ancora evitare un ricorso massiccio alle armi”, secondo quanto riporta Repubblica. Il capo della Farnesina da giorni segue l’evoluzione della crisi con i suoi principali collaboratori: il segretario generale del ministero, il capo di gabinetto, i direttori degli affari politici sono in contatto continuo con i colleghi americani ed europei per aggiornare le loro valutazioni.

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“La crisi ucraina è minaccia molto seria alla pace in Europa”: le parole del cancelliere tedesco Scholz. Zelensky chiede a Biden di visitare il Paese. Kiev alle compagnie aeree: “Evitate il Mar Nero”

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Ucraina, qual è il peso del gas sul possibile conflitto e perché uno stop alle forniture converrebbe solo agli Usa

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