Sofia Goggia non era solo la nostra portabandiera nella Cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Pechino 2022, la stella italiana dello sci alpino, una delle candidate più accreditate per una medaglia d’oro all’interno della nostra spedizione e un’atleta che tutti ci invidiano. Poteva essere, può esserlo anche adesso mentre è alle prese con una rincorsa olimpica senza eguali, l’ago della bilancia dell’intero viaggio italiano a Pechino. A questi Giochi Sofia Goggia arrivava al 100% delle sue potenzialità, con la perfetta dose di esperienza e pronta a fare una doppia doppietta storica. Poteva gareggiare per vincere sia nel SuperG che in discesa libera, specialità in cui è già campionessa olimpica in carica.

In estrema sintesi, Goggia era a pochi passi dalla Gloria con la G maiuscola, quella che ti mette tra gli eroi sportivi di un Paese e dell’intero movimento olimpico e rende una spedizione davvero speciale. Per capire la difficoltà, solo la mitologica tedesca Katja Seizinger ha vinto per due volte consecutive la discesa libera olimpica nella storia. Purtroppo fino a questo momento è stato usato troppe volte l’imperfetto. I dubbi infatti fanno parte integrante di questa vicenda perché il 23 gennaio scorso, durante il SuperG sulla pista Olimpia delle Tofane di Cortina d’Ampezzo, Goggia è nuovamente caduta. Le conseguenze sono state terribili: lesione parziale al legamento crociato del ginocchio sinistro e piccola frattura del perone.

In una stagione normale, senza prove olimpiche, l’atleta che subisce un infortunio del genere resta ferma almeno un mese, se non di più. Un’atleta che non si chiami Sofia Goggia, molto probabilmente non avrebbe nemmeno tentato di esserci in discesa libera il 15 febbraio (alle 4 di notte, ora italiana). Lei però vede a un passo la grandezza sportiva e ci sta provando con tutte le forze che ha. Dopo una prima fase di pura fisioterapia, oggi sta lavorando in maniera incessante con il suo preparatore atletico, Flavio Di Giorgio. Di Giorgio ha un’esperienza e un curriculum eccezionale, eppure per lui, come ha affermato a L’Arena, questa è la “missione delle missioni”.

Per portare a Pechino la campionessa azzurra e farla lottare davvero per una medaglia in discesa, bisogna “centellinare ogni singola scelta, ogni proposta, perché la missione è talmente importante che non si può sbagliare. Alle spalle c’è un lavoro enorme di studio su cosa fare e come farlo”. Di Giorgio in un’altra intervista a La Gazzetta dello Sport ha sintetizzato: “Dobbiamo fare in cinque giorni un lavoro che si fa in tre mesi”. Una frase del genere seccherebbe qualsiasi speranza, ma il preparatore non l’ha pronunciata a caso. Sa che a leggerla c’è anche la sua atleta e lei vuole fare la storia dello sport, creando un percorso dal dolore alla gloria che avrebbe pochi altri eguali. Una cosa è certa per Di Giorgio: “Se Sofia partirà e si presenterà alla partenza, significherà che tutti siamo d’accordo che lei possa arrivare al meglio. Non la metteremo mai sul cancelletto rischiando la sua incolumità”.

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