Nessun omicidio, solo un anno e mezzo per ricettazione. È stata ribaltata in appello la sentenza nei confronti di Fausta Bonino, l’infermiera dell’ospedale di Piombino finita a processo per i decessi anomali di dieci pazienti avvenuti nella struttura sanitaria del paese livornese tra il 2014 e il 2015. In primo grado il gup del tribunale di Livorno Marco Saquegna aveva condannato Bonino all’ergastolo per omicidio volontario plurimo e aggravato perché ritenuta colpevole di quattro dei dieci decessi contestati dalla procura. La Corte d’Appello di Firenze l’ha invece assolta da tutte le contestazioni relative alla morte dei pazienti ricoverati nel reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina, dove la 58enne lavorava.

Il procuratore generale Fabio Origlio aveva chiesto la condanna all’ergastolo per nove dei dieci casi contestati, risalenti a un periodo tra il settembre 2014 e il settembre del 2015. I difensori dell’infermiera, che si è sempre proclamata innocente, aveva invece chiesto l’assoluzione. “Ancora non ci credo”, ha detto Bonino dopo la sentenza d’assoluzione. La donna, accompagnata dai familiari nel palazzo di giustizia fiorentino, è scoppiata in lacrime alla lettura del dispositivo: “Non potevano accusarmi – ha aggiunto – per delle menzogne dette da qualcuno, non c’era altro”.

L’infermiera dell’ospedale Villamarina di Piombino venne iscritta nel registro degli indagati nel dicembre 2015 e fu arrestata il 30 marzo 2016 perché sospettata di aver ucciso una serie di pazienti durante la loro degenza nel reparto di anestesia e rianimazione. Il 20 aprile 2016, il Tribunale del Riesame di Firenze annullò l’ordinanza di custodia in carcere e Bonino venne rimessa in libertà. La donna, secondo l’accusa, avrebbe pianificato e causato la morte di dieci persone – erano 13 all’inizio dell’inchiesta – mediante l’uso “deliberato e fuori dalle terapie prescritte” di eparina in dosi tali da “determinare il decesso” provocato da improvvise emorragie. Nel dicembre del 2017 venne depositata la relazione degli esperti che certificò come dieci delle morti sospette verificatesi nell’ospedale di Piombino nel periodo preso in esame fossero compatibili con la somministrazione di eparina.

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