Il caso Djokovic-Australia non si è concluso con l’esclusione del numero 1 Atp (fino a questo momento) dal primo Grande slam del 2022. Come hanno riportato numerosi media internazionali, i legali del campione serbo sono pronti a dare avvio a una richiesta di risarcimento danni nei confronti dell’Australia e del circuito Open per le modalità in cui Djokovic è stato trattato a Sydney. Cinque milioni di dollari di indennizzo, più di quanto il serbo avrebbe portato a casa vincendo il torneo.

Secondo i media, la somma dovrebbe risarcire Djokovic non solo per il periodo in cui è stato costretto nel Park Hotel, celebre per le non ottime condizioni igieniche, ma anche per non aver potuto partecipare agli Australian Open. “Le leggi lo permettono”, hanno affermato i legali del tennista serbo ricordando che il 10 gennaio la prima sentenza sul “caso Djokovic”era stata favorevole a Nole. In quell’occasione, la corte ha considerato “irragionevole” il modo in cui il funzionario di frontiera ha deciso di cancellare il visto di ingresso del tennista, riconoscendo che non gli è stato fornito il tempo di produrre prove sufficienti.

Una situazione che non sembra dover di migliorare col tempo, dal momento che il campione serbo non pare avere intenzione di vaccinarsi mentre i tornei del Grande slam, come il Roland Garros, prevedono l’ingresso solo a chi è fornito di Green pass. Nel frattempo anche gli sponsor di Djokovic, in primis il marchio francese Lacoste, che finora non si era espresso sulla questione, hanno richiesto un incontro con il numero uno al mondo per discutere sulle prossime mosse. In un comunicato, la casa di moda ha dichiarato che ha intenzione di “rivedere gli eventi che hanno accompagnato la sua presenza in Australia”.

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