di Valerio Pocar

Le cronache riportano i risultati di un’indagine del Censis sull’irrazionalità che “avrebbe pervaso” la società italiana, senza distinzione tra persone colte e incolte, vecchi e giovani, uomini e donne. Veniamo a sapere che un italiano su venti pensa che il Covid non esista, che un italiano su tre pensa che i vaccini siano sperimentali e che la popolazione stia facendo da cavia e uno su sei che siano inutili.

Difficile parlare semplicemente di disinformazione, quando un italiano su otto è convinto che la scienza porti più danni che benefici. Se i due terzi degli italiani che pensano che il potere reale in questo Paese sia concentrato in poche mani di politici, affaristi e burocrati potrebbero anche avere qualche ragione, uno su dieci (uno su dieci, più di cinque milioni d’individui!) ritiene che la terra sia piatta.

Beninteso, speriamo che l’indagine del Censis sia semplicemente sbagliata e abbia sovrastimato l’irrazionalità degli italiani. Ma se così non fosse, e temo che non sia, sorprendente è il tono di meraviglia col quale questi risultati vengono narrati e più ancora il tono di stupore col quale vengono diffusi dai media, quasi che il pensiero irrazionale come pure lo spirito antiscientifico siano una novità, un sopravvenuto frutto perverso della pandemia. Non è purtroppo cosa nuova che vi sia una massa di soggetti irrazionali, che diventano facili prede di malintenzionati che pescano nel torbido.

Del resto, un sistema scolastico che penalizza lo sviluppo del pensiero critico, il diffuso analfabetismo della popolazione, l’informazione che passa attraverso le chiacchiere dei social piuttosto che pur semplici ma controllate letture – e via dicendo – recano il loro contributo alla delegittimazione della razionalità e alla legittimazione di credenze irrazionali, peraltro sostenute da maîtres à penser più o meno accreditati: professori universitari, illustri clinici eccetera.

Per fare solo un esempio, ed è solo un esempio, non credo che sia per caso che più di un esponente del clero cattolico, anche di grado elevato, diffonda l’idea che vaccinarsi sia peccaminoso o, addirittura, sostenga che “il green pass è il marchio di Satana”. Meno male che siffatti vaneggiamenti sono stati prontamente rintuzzati dalle gerarchie.

A ben guardare, però, si tratta semplicemente del corollario di una tradizione che da sempre ha nutrito sospetti, vuoi nei confronti del pensiero scientifico – il quale, finché è stato possibile, è stato combattuto al di là di ogni evidenza in nome di non si sa quale verità – vuoi nei confronti della razionalità, facendo anzi della irrazionalità non soltanto un instrumentum regni, ma addirittura un fondamento della propria dottrina (credo quia absurdum, dogmi, eccetera). Ripeto, è solo un esempio, che non va inteso come una presa di posizione antireligiosa: si è voluto solamente far notare quanto possa essere forte la tentazione, da parte di qualche malconsigliato, chierico o laico che sia, di approfittare del proprio ruolo, diffondendo stupidaggini. […]

Devo, tristemente, concludere che si tratta di un caso emblematico di dimostrazione della Terza legge fondamentale della stupidità umana formulata da Carlo M. Cipolla: “Una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”. La circostanza che nel caso gli “stupidi” siano milioni non contraddice quella legge e non deve meravigliare, perché semplicemente è una conferma della Prima legge fondamentale: “Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione”.

Si consiglia anche la lettura della nota su “stupidità e potere”, corollario della Terza legge fondamentale.

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