“L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale. Per il 5,9% degli italiani (circa tre milioni) il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. E poi: il 5,8% è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone”. A evidenziarlo è il 55° rapporto della fondazione Censis – Centro studi e investimenti sociali – sulla situazione sociale del Paese, presentato venerdì al capo dello Stato Sergio Mattarella dal presidente dell’istituto, Giuseppe De Rita. Il documento contiene anche un allarme sui numeri della povertà: nel 2020 sono due milioni le famiglie italiane che vivono in povertà assoluta, con un aumento del 104,8% rispetto al 2010 (980.000). Tra le famiglie che sono entrate in questa condizione durante il primo anno di pandemia, ben il 65% risiede al Nord. La pandemia, nota il rapporto, ha accentuato il senso di vulnerabilità: il 40,3% degli italiani si sente insicuro pensando alla salute e alla futura necessità di dover ricorrere a prestazioni sanitarie.

A giugno 2021 – si legge ancora – nonostante il rimbalzo dell’economia del primo semestre, le donne occupate hanno continuato a diminuire: sono 9.448.000, mentre alla fine del 2020 erano 9.516.000 e nel 2019 erano 9.869.000. “Durante la pandemia 421mila donne hanno perso o non hanno trovato lavoro. Il tasso di attività femminile (la percentuale di donne in età lavorativa disponibili a lavorare) a metà anno è al 54,6%, si è ridotto di circa 2 punti percentuali durante la pandemia e rimane lontanissimo da quello degli uomini, pari al 72,9%“, informa il Censis. E anche quando le donne lavorano, la loro retribuzione è lontana da quella dei colleghi maschi: su una media di 93 euro di paga giornaliera, il divario è di 28 euro in meno a sfavore del sesso femminile. La retribuzione per una donna è inferiore del 18% rispetto alla media, mentre quella di un uomo è del 12% superiore.

L’epidemia di Covid ha causato anche forti danni psicologici ai più giovani: “L’81,0% dei 572 dirigenti scolastici di scuola secondaria di secondo grado intervistati – si legge nel documento – segnala che tra gli studenti sono sempre più diffuse forme di depressione e disagio esistenziale“. Il 76,8% pensa che gli studenti vivano in una fase di sospensione, senza disporre di prospettive chiare per i loro progetti di vita. Per il 46,3% degli italiani i giovani sono indifferenti a qualunque sollecitazione, mentre per il 78,3% sono sottoposti a continui stimoli e informazioni, di cui non riescono a operare una selezione. Dopo quasi due anni di pandemia, le certezze rispetto al futuro sono svanite: per il 46,6% dei dirigenti scolastici l’atteggiamento prevalente tra i propri studenti è il disorientamento. Anche il rendimento scolastico è calato: “L’ultima rilevazione Invalsi ha evidenziato un peggioramento delle performance degli studenti italiani rispetto al 2019, ma sarebbe ingeneroso individuare la sola causa nella didattica a distanza”, recita il rapporto.

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