Piovono promozioni nei Consorzi di bonifica siciliani, dove si moltiplicano i dirigenti. Anche se non ci sono i soldi e nonostante la legge avesse imposto una riduzione. E dire che stiamo parlando dello stesso settore che alcune settimane fa si è visto bocciare tutti i 31 progetti presentati per il Recovery plan. Bocciature che dai banchi del governo regionale motivavano così: “Abbiamo urgenza di reclutare personale di alto livello”. Nel frattempo, quasi un anno prima – tra novembre e dicembre del 2020 – erano stati promossi ben 19 funzionari, diventati dirigenti a tempo indeterminato grazie ad altrettante delibere, pur in assenza di alcuna copertura finanziaria. Cosicché, se prima i dirigenti dei Consorzi di bonifica erano 14 in tutto, con un colpo da ancien régime sono adesso 33, in barba perfino alla legge che li voleva addirittura dimezzati. Un paradosso tutto siciliano che mette in tilt lo stesso governo. Le promozioni sono avvenute, infatti, proprio mentre si chiedono “sacrifici ai siciliani”, come sottolinea lo stesso Gaetano Armao, assessore regionale al Bilancio, in una lettera che ha inviato lo scorso marzo ai due commissari dei Consorzi e all’assessorato all’agricoltura. A guidarlo è Toni Scilla, che si era indignato per la bocciatura del governo nazionale per i 31 progetti proprio in quell’ambito.

I funzionari diventano dirigenti – Le promozioni avvengono, infatti, all’interno dei Consorzi di bonifica, ovvero negli istituti regionali che si occupano della valorizzazione del territorio, dello sviluppo agricolo e dell’irrigazione dei terreni e che solo lo scorso ottobre avevano incassato la sonora bocciatura a tutti i progetti presentati al Recovery. Si trattava della prima tranche di investimenti, nell’ambito del Pnrr, per ammodernare i sistemi di irrigazione dei campi agricoli. Una batosta che scatenò le reazioni del presidente della Regione, Nello Musumeci, che decise perfino di scomodare un conflitto Nord-Sud: “È una vergogna nel Pnrr continuare a guardare a progetti del Centro-Nord e non a quelli del Sud e della Sicilia”, disse il governatore, salvo poi ammorbidire i toni e cercare un dialogo col governo (e ottenere la revisione di alcune bocciature). Mentre il vice di Musumeci, il berlusconiano Armao, lanciava l’allarme: “Abbiamo urgenza di reclutare personale di alto livello, dopo che negli anni passati si è spinto per i pensionamenti, siamo in grande difficoltà”. Nel frattempo però, il governo regionale, già a marzo, aveva inviato gli ispettori per capire il perché della promozione di 19 funzionari a dirigenti a tempo indeterminato firmata dai suoi stessi commissari. Non a caso adesso Luigi Sunseri, deputato regionale per il M5s, attacca: “È l’ennesima conferma dell’incapacità del governo regionale. Da una parte la campagna elettorale del 2017, fatta di promesse, dall’altra un sistema che è rimasto fermo a dei commissari e che riesce a far perdere tutti i fondi destinati all’agricoltura. Nel mezzo una serie infinita di promozioni e spartizioni. A pagarne le conseguenze, sempre la Sicilia e i siciliani”.

I 5 stelle: “Sistema creato per sperperare denaro” – Tutto parte dall’allarme lanciato dall’Associazione dirigenti della Regione siciliana che l’8 marzo scorso scriveva in una nota: “In questo periodo di ristrettezze, abbiamo appreso che più di venti (ma erano 19, ndr) funzionari direttivi degli 11 Consorzi di Bonifica siciliani, tuttora in regime di periodo transitorio e con il rispettivo Collegio dei Revisori dei Conti non costituito, sono stati “promossi” in massa per merito comparativo, a dirigenti a tempo indeterminato”. Una denuncia che ha scosso il governo che ha voluto vederci chiaro mandando un collegio ispettivo, attivo già il 31 marzo scorso, composto da Rossana Signorino, Vincenzo Farina e Antonino D’Onofrio. Ed è tutto scritto nero su bianco nella relazione degli ispettori, adesso nota perché Sunseri ha fatto richiesta di accesso agli atti. Sono 19 delibere, firmati dai due commissari nominati dal governo Musumeci. Ne firma 7 Antonio Garofalo che è commissario per il Consorzio occidentale, 12 Francesco Nicodemo commissario per il Consorzio orientale. Delibere che certificano l’avanzamento di livello di altrettanti funzionari, tutte datate tra novembre e dicembre del 2020, ovvero quando “il bilancio triennale della Regione non era neanche stato approvato, e, nel precedente triennale, per l’esercizio 2021 il capitolo non aveva stanziamento sufficiente”, così scrivono gli ispettori. I soldi non c’erano, mentre l’avanzamento di carriera non avrebbe prodotto un grande vantaggio per l’Isola, vista la bocciatura incassata ad ottobre scorso: “Un sistema creato per agevolare persone, sperperare denaro e affidare incarichi in base a logiche di spartizione politica a dispetto del merito, della regolarità dei conti e della trasparenza”, dice ancora Sunseri.

“Costo non sostenibile” – Da un lato l’assenza di copertura finanziaria: lo stanziamento per i consorzi era stato di quasi 48 milioni nel 2020, poi sceso a quasi 34 l’anno successivo. Così mentre il budget si riduceva di 14 milioni, aumentavano i dirigenti: “Può affermarsi, in altri termini, che il costo delle promozioni dirigenziali è sicuramente non sostenibile – scrivono i tre ispettori – e che, sorgono notevoli perplessità sulla legittimità delle citate delibere che, al netto del ragionamento già fatto sulla copertura finanziaria, pongono, in violazione delle norme in materia, l’intero costo a carico della Regione, non prevedendo invece, a carico dei consorzi, la quota di copertura loro attribuita dalla legge”. Dall’altro la mancata riduzione voluta da una legge regionale (legge 5 del 28 gennaio del 2014). Una legge che aveva accorpato tutti gli 11 consorzi in un due macro aree (orientale e occidentale), nell’ottica di una contrazione della spesa che prevedeva di dimezzare i 14 dirigenti, non di certo aumentarli fino a 33.

“Promossi per evitare cause”: ma non ci sono prove – Secondo i due Consorzi, però, le promozioni sono in vista proprio di una riduzione della spesa: i funzionari avevano, infatti, fatto ricorso al Tar e i due istituti regionali hanno preferito evitare gli oneri dei contenziosi. Questa è in sintesi la spiegazione. Motivazione che però non ha convinto gli ispettori, che volevano vederci chiaro ma non ci sono riusciti, in barba perfino alla trasparenza interna: “Il collegio ha chiesto che il dipartimento interessato fornisse unitamente alle proprie deduzioni l’elenco dei contenziosi giudiziali definiti o pendenti innanzi alla magistratura del lavoro e di precedenti pronunce giudiziali in materia. Tale richiesta è rimasta sostanzialmente infruttuosa”. Lo stesso capita per i pareri legali “che non sono stati rinvenuti”. Non solo: “Non si rinvengono sentenze di alcuno dei (quattordici) tribunali né di Corti di Appello (quattro)”. Anzi, “la Corte di Appello di Palermo aveva perfino rigettato il ricorso di uno dei funzionari”. Per questo gli ispettori ritengono “non siano stati forniti elementi tali da fare ragionevolmente ipotizzare, secondo un giudizio prognostico, che i Consorzi, qualora avessero resistito in giudizio, avrebbero subito nocumento da pronunce giudiziali sfavorevoli”. Che avrebbero perso non era quindi affatto detto. E per questo il collegio è tranciante: “Si ritiene che i fatti e le circostanze sopra riportate possano integrare estremi di danno erariale”. D’altronde lo stesso Armao lo scorso marzo scriveva all’assessorato e ai commissari dei Consorzi: “C’è da chiedersi in base a quale ‘alchimia politica‘ si possa pensare di sostenere una situazione del genere. Tutto ciò appare più assurdo se lo rapportiamo all’Accordo Stato – Regione (datato 14 gennaio 2021) dove si chiedono enormi sacrifici ai siciliani e si parla di riorganizzazione e snellimento della struttura amministrativa della Regione, al fine di ottenere una riduzione significativa degli uffici di livello dirigenziale e, in misura proporzionale, delle dotazioni organiche del personale dirigenziale”. Appare ancora più assurdo, per dirla con Armao, di fronte alla bocciatura di tutti i progetti presentati dalla Regione nella primissima tranche del Pnrr.

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