“Il nostro obiettivo consiste nel coniugare la creazione di valore sociale con la tutela dell’ambiente e del paesaggio”. Di questo si occupa Lariomania, il progetto che nell’area del lago di Como sta recuperando circa 18mila mq di terreni abbandonati grazie ad un’operazione di inclusione lavorativa di persone in difficoltà. Soprattutto giovani, migranti, persone con disabilità. “Accogliamo ragazzi con disabilità intellettiva, minori e, in generale, persone in difficoltà. Siamo attivi dal 1987 e stiamo portando avanti una rete nel territorio con associazioni ed enti pubblici”, racconta al fatto.it il presidente Pierantonio Ferrari. Lariomania coinvolge le cooperative Azalea e Auxilium, con sede a Tremezzina, la cooperativa Tikvà con sede a Como e Miledù, con sede a Brunate. “Partendo da questo progetto stiamo lavorando per costruire un contratto di rete per facilitare e rafforzare la collaborazione tra associazioni, permettendo loro ad esempio di agire scambiandosi reciprocamente il personale a seconda delle competenze richieste”, aggiunge.

Cooperativa Azalea è stata fondata nel 1987 e da sempre si occupa di persone con disabilità e minori in difficoltà, con progetti legati all’inserimento lavorativo di svantaggiati e alla lotta all’abbandono scolastico. Cooperativa Tikvà si occupa di economie territoriali inclusive ed è stata fondata nel 2019 da alcuni giovani che si volevano mettere in gioco offrendo le loro competenze nel sociale. Le altre due cooperative, Auxilium e Miledù, anche loro fondate nel 2019, sono specificamente pensate per il coinvolgimento di persone svantaggiate e di immigrati. Tra i progetti principali, la collaborazione con Villa Carlotta, una villa storica, celebre per le raccolte d’arte al suo interno, per il giardino con oltre 500 specie di piante, 150 varietà di azalee, nota in tutta Europa fin dall’800 e luogo di interesse per personaggi come Stendhal e Flaubert. Nel 2010 l’ente ha deciso di cedere, infatti, in comodato gratuito, circa 2mila metri quadrati di terreno per lo sviluppo di una filiera di produzione agricola sostenibile attraverso la rigenerazione di un’area non utilizzata.

Il team che opera all’interno dei terreni è composto da uno psicologo, un agronomo e un gruppo di ragazzi individuati dai servizi sociali. “Villa Carlotta ha da sempre mostrato grande sensibilità verso le azioni di Cooperativa Azalea coinvolgendo in attività lavorative alcuni nostri utenti. L’idea del progetto nasce dal fatto che, all’interno del compendio della Villa, vi sono alcuni ettari di terreno non utilizzati. Così abbiamo conciliato la nostra esigenza di ampliare le aree da coltivare con la loro esigenza di rendere produttivi e di tenere curati gli spazi non utilizzati come parco aperto al pubblico”, spiega Ferrari. “Sin da subito si è instaurata una sinergia positiva. I giardinieri del parco hanno ormai familiarizzato con i nostri utenti e, spesso, li affiancano dando loro un piccolo aiuto o scambiando due battute per farli sentire sempre più a loro agio”, sorride Massimiliano Pozzi, responsabile amministrativo di Villa Carlotta e memoria storica dell’ente.

C’è chi aiuta l’agronomo a piantare nuove verdure o ortaggi; chi bagna l’orto sotto il sole estivo; chi raccoglie i prodotti pronti per essere venduti al Gruppo di Acquisto Solidale; chi tiene in ordine i prati falciando l’erba; chi pota alberi e piante. Ognuno, nella diversità, trova la sua collocazione all’interno del progetto e del lavoro da svolgere. Oltre alla produzione di vari ortaggi è stato predisposto anche un piccolo orto botanico presente sul percorso previsto per i turisti, così da diventare una delle attrattive della villa stessa. I prodotti vengono poi venduti attraverso un Gruppo di Acquisto Solidale e tra i ristoranti della zona.

La pandemia, spiega Ferrari, è stata una fase importante di riflessione e ripensamento, per farsi trovare pronti al momento della ripartenza. Si può dire che il progetto Lariomania “sia stato elaborato ed affinato proprio approfittando dei mesi di chiusura cui tutti noi siamo stati costretti”. Tra gli obiettivi futuri c’è quello di rafforzare la rete, perché “vediamo le grosse difficoltà degli enti pubblici nell’affrontare le emergenze sociali acuite dalla pandemia”. In questi mesi i ragazzi e le ragazze sono impegnati, inoltre, in lavori di recupero di un terreno semi abbandonato di 6mila metri quadrati nel comune della Tremezzina. Per poter garantire la sostenibilità economica di questi progetti sono state avviate numerose iniziative di fundraising, in collaborazione anche con alcune Fondazioni della regione Lombardia. “Il recupero dei terreni abbandonati – conclude Ferrari – è un tema che ci sta molto a cuore, sia per l’importanza delle tematiche legate all’ambiente sia per i risultati ottenuti nel coinvolgimento delle persone svantaggiate in ambiti lavorativi protetti”.

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