Ho conosciuto Demetrio Volcic a Gorizia, città di mio cognato Tonino Barba – mio primo maestro di giornalismo – allora responsabile della redazione del Piccolo di Gorizia. Grazie a mia sorella Margherita è avvenuto il primo incontro-intervista nella raffinata casa affacciata sul parco in cui abitava lo scrittore quando soggiornava in città. Ricordo una stanza sulle cui pareti leggevo la storia attraverso gli scatti del direttore ritratto nei luoghi e insieme ai massimi protagonisti della politica e della cultura internazionale.

Ogni intervista con Demetrio Volcic per me era un esame di giornalismo: un sentirmi sempre troppo impreparata per quella conversazione in cui lui continuava a chiamarmi collega. L’ultima nostra telefonata era stata prima del lockdown, l’ultima sua mail era la risposta ad alcune mie domande sulle fake news. Poche righe, anche queste però sono una lezione di giornalismo.

Cara Elisabetta, hai ragione nel sostenere che il telefono non è il mezzo migliore per parlarmi. Per quanto riguarda il tema delle fake news: non sono certo una novità, tanto più che si stanno aprendo gli archivi che sembravano chiusi per sempre. La manipolazione delle notizie non era una novità nemmeno ai tempi dell’Antica Grecia.

Immagina i Balcani storici con centinaia di piccoli staterelli e poca voglia di lavorare. Non c’è una sola letteratura nell’ultimo secolo che non abbia avuto dei bravi scrittori di gialli. Il loro compito consisteva per molti versi nel costruire le fake news, magari per spiegare la logica delle medesime. Spesso le loro azioni furono o sono promosse dal mondo politico.

Ogni addetto militare funzionava come portatore di notizie fasulle e molti hanno pagato con la vita la loro eccessiva curiosità. Molte azioni di guerra sono riuscite grazie a notizie false. Alcune grandi potenze hanno trasformato in portatori di fake news noti attori, come ad esempio un finto generale Montgomery che diffondeva notizie su se stesso, che Churchill raccontava e Hitler credeva. Attese il nemico da dove non si sognò mai che arrivasse: i nazisti attendevano l’Inghilterra a Nord, dalle parti della Norvegia, lo sbarco avvenne invece molto più a Sud, in Normandia.

Mi chiedi se non mi sono mai sentito manipolato? Sempre, ogni estate, quando dalla casa madre ci invitavano a lasciare le rispettive spiagge, perché un grande nemico stava morendo (es. Brezhnev). Era stato debitamente annunciato al padronato la possibilità di un falso, ma intanto le vacanze erano rovinate. Più tempo stai in un posto, più cresce la tue capacità di capire il contesto vero della notizia. I direttori dei giornali volentieri mandano in giro i giovani confidando nella loro credulità e nelle tirature dei giorni seguenti. Ai tempi degli ultimi Presidenti piace la realtà gonfiata.

Se avessi la salute a posto svilupperei quest’ultimo tema.

Con molti saluti,

Demetrio

La Repubblica tradita

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