Un paese che dà troppa importanza all’agire stupido di un imbecille manifesta a sua volta dei problemi su cui bisognerebbe soffermarsi. Questo è vero. Come lo è anche il fatto che vi sono questioni assai più importanti del palpeggiamento delle parti intime di una donna in diretta tv. Tuttavia, anche un paese che evita di affrontare questioni importanti, con il pretesto che ve ne sono di più urgenti e nodali, non manifesta un grande stato di salute.

Il modo in cui molti uomini e donne pensano possa essere trattata una donna in Italia costituisce indubbiamente un problema per il nostro paese. Non sono io a dirlo, ma i dati impietosi che sono stati diffusi anche in tempi recentissimi. Questi dati ci dicono che il 40% degli uomini e il 20% delle donne ritengono perfettamente lecito dare uno schiaffo alla partner che abbia flirtato con un altro. Un italiano su tre e tre italiane su dieci pensano che sia accettabile forzare la partner al rapporto sessuale anche quando questa non ne ha desiderio. A tutto ciò aggiungiamo che il 70% delle donne ha subìto discriminazioni sul lavoro e che quasi il 50% (una su due) è stata oggetto di violenza, molestie o forme di controllo da parte del marito, del compagno o della famiglia.

Questi dati riflettono un problema culturale oggettivo del nostro paese, che evidentemente è il frutto di un deficit educativo che l’Italia si porta appresso da troppo tempo. Ciò ha prodotto una degradazione del “comune sentire”, un pericoloso impoverimento del pensiero diffuso che deve farci considerare il problema in tutta la sua gravità. Poiché è anche e forse soprattutto dalla cultura di un paese, dal pensiero diffuso tra i suoi cittadini che poi derivano azioni stupide e moleste come quella del tifoso che ha violato la sfera intima della giornalista, ma anche violenze ben più gravi che purtroppo osserviamo troppo spesso sulle cronache dei mass media.

Il grado di civiltà di una nazione si misura dal modo in cui questa tratta le donne (e in generale le persone “diverse”, più deboli o discriminate), e da questo punto di vista noi italiani dovremmo assumerci la responsabilità dell’essere ben lontani dal poterci definire civili.

Coloro che affermano che il signore allo stadio, nel toccare il sedere alla giornalista che stava facendo il suo lavoro, abbia compiuto soltanto una “goliardata” devono sapere che la civiltà democratica si è formata anche sull’assunto secondo cui ogni individuo è titolare di una sfera intima (psicologica, esistenziale e fisica) che non può essere violata impunemente da nessuno. Allo stesso modo, coloro che si concentrano sul fatto che la giornalista in questione sia una bella donna e gradisca farlo vedere in tutti i modi devono imparare che ciò non costituisce in alcun modo una scusante nel trattarla come un oggetto e invadere la sua sfera personale. Altrimenti, seguendo questa logica, cosa si potrebbe pensare che sia lecito fare – che so – con chi ostenta antipatia, supponenza, arroganza, o magari lusso? Picchiarli? Punirli? Derubarli?

Per non parlare di quelli che minimizzano l’accaduto, o addirittura se la prendono con la vittima, sostenendo che per lei si è trattato di un colpo di fortuna: perché adesso diventerà famosa, verrà invitata da tutte le televisioni e magari otterrà un contratto migliore per svolgere il proprio lavoro. È probabile che avvenga ciò, ma questo denota semmai le storture di un sistema che non premia il merito e la professionalità, non una qualche colpa della malcapitata. Di sicuro non giustifica in alcun modo il gesto di un uomo che, oltre a tutte le colpe del caso, ha infranto una delle regole principali anche della corretta educazione erotica: quella per cui non c’è niente di più bello e appagante che conquistarsi il consenso di una persona a condividere con lei la propria sfera intima.

Ecco perché dobbiamo capire che non ci troviamo di fronte soltanto a un gesto stupido, goliardico o di minor conto. Piuttosto dovremmo comprendere che siamo di fronte all’ennesima prova di un paese in larga parte ignorante, male educato e con dei fortissimi deficit rispetto alla sfera fondamentale del “pensiero”. Chi male pensa male si esprime e male agisce. A tutti i livelli e in tutte le occasioni. Lo constatiamo in tanti ambiti.

Aggiungo l’ultimo dato eloquente: il 63% delle donne che subiscono molestie o violenze non denuncia neppure l’accaduto. Per sfiducia nelle istituzioni e nel sistema della giustizia. Insomma, c’è un prima e un dopo rispetto a quel gesto sconsiderato dell’uomo che ha palpeggiato una donna davanti alle telecamere di una televisione: il prima di un paese con scarsa educazione e pessima capacità di pensiero. Il dopo di una giustizia che spesso non fa il suo corso o non applica le leggi come dovrebbe. Nel mezzo c’è una donna, un omosessuale, un emarginato, un debole, una vittima che subisce la violenza consentita da un sistema marcio.

Il “culo” di quella donna è il nostro. Prima lo capiamo e prima ci libereremo delle troppe incrostazioni medioevali che infestano l’Italia, e che ci riguardano tutti in ogni ambito della nostra esistenza.

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