L’elezione di Adriano Cario non deve essere convalidata. E dunque ora il senatore eletto in America latina perderà il seggio. Lo ha deciso l’aula di Palazzo Madama, che ha approvato con 132 voti favorevoli, 126 contrari e 6 astensioni un ordine del giorno (a prima firma della capogruppo del Pd, Simona Malpezzi) che chiedeva di togliere il seggio al politico eletto nelle liste dell’Unione sudamericana emigrati Italiani e ora nel gruppo Misto. L’ordine del giorno, votato a scrutinio segreto, chiedeva di non convalidare quell’elezione.

Le perizie calligrafiche sulle schede – Un’altra mozione, sempre del Pd e con un’argomentazione diversa, è stata respinta. La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha quindi invitato la Giunta a riunirsi per gli adempimenti necessari. Cairo decade ma l’attribuzione del suo seggio resta in stand-by. La Giunta delle elezioni e immunità parlamentari che ha chiesto più tempo per approfondire il caso. A rivendicare quel seggio è il dem Fabio Porta che da tre anni e denuncia “il più grande broglio elettorale della storia della Repubblica”. Sulla vicenda pesa l’indagine penale della Procura di Roma che indaga sulla regolarità del voto nella circoscrizione Sud America alle politiche del 2018: secondo le perizie calligrafiche diverse schede elettorali sono irregolari. Sarebbero state vergate dalle stesse mani: un ristretto numero di elettori dunque avrebbero espresso più volte lo stesso voto, persino in seggi diversi.

L’autodifesa in lacrime – “Sono estraneo a qualsiasi ipotesi di manipolazione. C’è stata una perizia senza contraddittorio, su un campione ridottissimo, 3 sezioni su 99, solo 375 schede a fronte di molte decine di miglia di voti da me legittimanente conseguiti”, ha sostenuto Cario. “Non ritengo sia possibile dichiarare la mia decadenza su una percentuale di schede considerate censurabili. Anche sostenendo che ci sono delle schede invalide permane una differenza a mio favore di migliaia di voti. Per disporre la mia decadenza si dovrebbero verificare tutte le schede“, ha proseguito nella sua autodifesa il senatore, diventato famoso lo scorso anno per la sua disponibilità a indossare la casacca di responsabile pur di conservare Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Poi l’esponente del Movimento italiani all’estero ha concluso tra le lacrime: “La mia passione civile è stata ereditata da mio padre, il primo editore di giornali in Sud America”.

Gli attriti in Giunta tra M5s e Pd – Il voto del Senato ribalta la relazione della Giunta per le elezioni che il 16 novembre scorso aveva salvato il politico nativo di Montevideo (ma residente a Buenos Aires), provocando tensioni tra il Pd e i 5 stelle. Come aveva raccontato ilfattoquotidiano.it, nell’organo presieduto da Maurizio Gasparri i 5 stelle si erano accodati al centrodestra per salvare l’esponente del Maie. Provocando la rabbia di Enrico Letta nei confronti degli alleati. Il segretario del Pd, evidentemente, è riuscito a convincere Conte a persuadere le sue truppe a fare marcia indietro.

La difesa di Paniz – In Giunta, Cairo si era fatto difendere da Maurizio Paniz, già deputato di Silvio Berlusconi e diventato più di recente noto per essere il difensore di centinaia di ex parlamentari desiderosi di riavere senza tagli o ricalcoli i loro vitalizi. Che ha convinto tutti o quasi che bisognava confermare l’elezione di Cario sulla base di due pregiudiziali: la presunta contestazione tardiva dell’elezione da parte di Porta e soprattutto la questione del procedimento penale nel corso del quale è stata ordinata la perizia calligrafica. “Procedimento penale di cui – aveva detto Paniz – Cario non è parte (non essendo indagato, ndr) e quindi non ha potuto far fare una controperizia”. Ma Paniz è andato forte soprattutto nel merito: “Il legislatore ha scelto per gli italiani all’estero il voto per corrispondenza. Cosa succede alle schede (nei passaggi tra Italia e consolato e ritorno) esula dalla disponibilità di chi viene penalizzato o beneficiato del voto. Abbiamo il dovere di ipotizzare che il voto sia stato legittimamente espresso e vada riferito agli autori delle singole schede”. Secondo Paniz “una illegittimità va provata in maniera rigorosa, mentre qui la prova non c’è ma vengono forniti solo alcuni indizi: la prova del contrario deve invece essere piena, inequivoca e sicura”. Argomentazioni che avevano convinto la Giunta ma non l’aula di Palazzo Madama.

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